La gara di San Siro è insolitamente frizzante, merito tanto dell’Inter, molto più spigliata nella versione da coppa che in quella da campionato, quanto del Bologna, talentuoso in avanti e solido dietro, come da tradizione per le squadre di Pioli. Stramaccioni conferma Benassi, ma lo sostituisce inaspettatamente all’intervallo, dopo che il centrocampista diciottenne si era ben disimpegnato e aveva dato il la all’azione del vantaggio nerazzurro. Cambiasso prima e Mudingayi poi non faranno meglio, ma c’è Guarin a sopperire alle mancanze di tutti. Pressa, rifinisce, corre e segna: il colombiano è un talentuoso handyman del centrocampo, instancabile, stacanovista, probabilmente l’unico che domenica sera a Roma non sentirà nelle gambe quei maledetti minuti supplementari.
Non si può dire lo stesso di Cassano che, dopo aver giocato un’ottima gara a tutto campo arricchita da qualche prezioso ripiegamento difensivo (alla faccia della presunta crisi, ndr), nell’overtime accusa qualche problemino fisico che costringe l’Inter a una sostanziale inferiorità numerica. Alla fine l’uomo decisivo sarà Ranocchia, prima creatore, insieme ai ritrovati Silvestre e Juan Jesus, di una difesa che solo una perla di Diamanti e un sabotaggio interno sono in grado di scardinare, poi distruttore, con le sue stesse mani (e con quelle di Agliardi che mancano), dei sogni di gloria bolognesi.
Ancora Inter, ancora una semifinale di coppa, la nona negli ultimi dieci anni. No, lasciarla non è possibile.
Giovanni Cassese
(Twitter: @vannicassese)
This post was last modified on 17 Gennaio 2013 - 12:26