Questo, almeno, era il piano iniziale di Stramaccioni, che non ha mai nascosto la stima nei confronti del giocatore e la volontà di trasformarlo nel valore aggiunto della sua Inter. Dopo le incomprensioni tattiche con Gasperini e Ranieri, che lo avevano addirittura costretto ai margini del “progetto”, Sneijder sembrava destinato a ritrovare, grazie al lavoro del nuovo tecnico, le motivazioni giuste per tornare a scrivere pagine importanti della storia interista.
Dall’indimenticabile notte di Madrid, però, i tifosi nerazzurri non sono più riusciti ad ammirare con continuità quel campione che, nella stagione 2009/10, aveva contribuito in maniera decisiva alla cavalcata trionfale dell’Inter di Mourinho. Tra capricci, infortuni e atteggiamenti non esattamente da professionista (alternati a qualche rarissimo lampo di classe sul campo), a Sneijder è rimasta solo una cosa capace di confermare il suo status da top player: l’ingaggio da oltre sei milioni netti a stagione garantitogli da Moratti.
Un contratto che, complice il cambio di rotta imposto dal fair play finanziario, l’Inter avrebbe voluto rivedere; ma proprio questa proposta ha indispettito il giocatore, portando progressivamente alla rottura.
Senza entrare nel merito della decisione presa da Sneijder, che, pur di non regalare neanche un euro del suo stipendio, ha scelto di confrontarsi con la prestigiosissima Super Lig turca (rinunciando così all’amore per i colori nerazzurri, sbandierato a più riprese su Twitter), sarebbe bello capire perchè un giocatore, dopo una serie di prestazioni positive, può permettersi di bussare alla porta del proprio presidente per chiedere un adeguamento del contratto, mentre una società non può proporre al suo tesserato di ridiscutere i termini dell’accordo quando il rendimento cala vertiginosamente.
Le difficoltà nel trovare una risposta soddisfacente a questa domanda giustificano l’interminabile muro contro muro che ha caratterizzato gli ultimi mesi di convivenza tra il club e l’olandese. Una guerra fredda che nessuno avrebbe voluto come atto finale di un matrimonio capace di regalare comunque emozioni indimenticabili.
Per questo, nel salutare Wes, vogliamo ricordarci del suo esordio da favola nel derby vinto 4-0, del gol siglato al 91′ contro la Dinamo Kiev (che ha dato il via alla scalata europea), della doppietta che ha permesso l’incredibile remuntada contro il Siena, della rete a San Siro contro il Barcellona e dell’assist a Milito nella finale di Madrid.
Momenti indelebili nella nostra memoria. Tutto il resto fa già parte del passato… Bye bye Wes!!!
Alessandro Suardelli
(Twitter: @AleSuardelli)
This post was last modified on 14 Novembre 2013 - 01:35