Come accaduto altre volte, anche nel match casalingo contro il Torino, a togliere le castagne dal fuoco ci hanno pensato i condottieri di sempre: Javier Zanetti ed Esteban Cambiasso.
In una squadra che ancora non riesce a trovare un’identità precisa, i due argentini artefici degli ultimi successi nerazzurri sono risultati per l’ennesima volta indispensabili alla causa della Beneamata.
Il Cuchu è partito inizialmente dalla panchina, lasciando spazio in mediana ai muscoli di Mudingayi e Gargano ma, ben presto, si è notata l’assenza di un uomo capace di fare ordine in mezzo al campo. Attualmente, Cambiasso pare essere l’unico uomo in grado di dettare i tempi alla squadra, anche se l’impostazione del gioco non è tra le sue qualità migliori.
Il suo ingresso ad inizio secondo tempo contro i granata, gol a parte, ha messo un po’ le cose a posto in una squadra che soffriva tremendamente le trame offensive degli uomini di Ventura.
Zanetti, in calo fisico rispetto a qualche tempo fa, è comunque riuscito a dare una scossa alla squadra, conducendola quantomeno al pareggio grazie a una delle sue proverbiali sgroppate che ha portato al gol del suo connazionale.
A pensarci bene, in tutte le partite importanti vinte quest’anno dall’Inter, sia Zanetti che Cambiasso sono stati protagonisti. Milan, Juventus, Fiorentina e Napoli ne sanno qualcosa.
La verità è che nel post-Triplete, è stata dura trovare dei degni sostituti a tutti i campioni che hanno lasciato Appiano Gentile. Fino ad ora, Branca e Ausilio hanno centrato alla perfezione gli acquisti di Handanovic, Ranocchia, Juan Jesus, Guarin e Palacio.
Per tornare ad essere competitivi a certi livelli, però, mancano ancora i sostituti dei vari Maicon, Thiago Motta, Sneijder ed Eto’o. A breve serviranno quelli di Zanetti, Samuel, Cambiasso e Milito. I campioni fanno sempre e comunque la differenza: giusto, quindi, ricostruire, ma cercando di trovare eredi degni di quei giocatori che hanno scritto la storia dell’Inter.