Un 30 gennaio come tanti. O forse no. Nel giorno in cui i media, tra un discorso di Bersani e uno di Monti, davano ampio spazio al “Balo Day”, ossia all’arrivo in casa Milan di Mario Balotelli, accolto dai tifosi della sponda rossonera di Milano come i teenagers amricani avrebbero fatto per Justin Bieber o Vanessa Hudgens, il popolo nerazzurro si interrogava su quale potesse essere l’apporto di due acquisti low cost come Kuzmanovic e Schelotto.
Proprio mentre la giornata volgeva al termine senza ulteriori scossoni dopo il “terremoto mediatico” suscitato dall’ex Manchester City, tra uno studente alle prese con il ripasso in vista di un esame universitario, un giovane manager intento a controllare agenda, smartphone e tablet per pianificare le riunioni e un padre di famiglia assorto nei suoi pensieri con la tv accesa, ecco la notizia che non ti aspetti: l’Inter ha preso dalla Dinamo Zagabria Mateo Kovacic, centrocampista classe ’94 di cui in patria si parla un gran bene. Costo dell’operazione 11 milioni di euro più bonus.
La cifra, sicuramente di rilievo, ha fatto sì che tra il popolo interista si creassero subito due fazioni: gli entusiasti e gli (iper)scettici; se, da un lato, vi erano coloro che ritenevano l’acquisto un ottimo colpo di mercato, vista la capacità di strappare il baby croato a squadre come Arsenal, Manchester City e via dicendo, dall’altro i detrattori ritenevano a dir poco eccessivi gli 11 milioni sborsati per un giocatori semisconosciuto ai più.
Ma chi è Mateo Kovacic, che in patria considerano il degno erede di Boban e Modric, probabilmente i due giocatori più talentuosi della storia della Croazia? Elegante centrocampista, nonostante i 18 anni possiede già una discreta esperienza a livello internazionale, viste le 6 presenza in 6 match nel girone della Champions League 2012/2013, a cui si aggiungono quelle dell’edizione precedente, nella quale ha realizzato anche un gol nel “famoso” Dinamo Zagabria – Lione 1-7; talento precoce, ha esordito nella massima serie croata a soli 16 anni, segnando un gol nel 6-0 rifilato agli sconosciuti giocatori del Hrvatski Dragovoljac e dal quel 20 novembre 2010 è stato impiegato 31 volte, andando a segno in 5 circostanze.
Questa non è la sede adatta per giudicare la bontà dell’investimento fatto dagli uomini mercato dell’Inter, ma è importante sottolineare una cosa: è il momento di crederci. Bisogna credere nel ragazzo, pezzo pregiato tra i giovani calciatori e ambito da mezza Europa, concedendogli minuti e margine di errore, evitanto la classica “pioggia di fischi” se, al settantesimo minuto di un qualsiasi Inter-Longobarda, con il punteggio di 0-0, dovesse sbagliare un appoggio o un cambio di gioco; bisogna credere nella strada che la società, per necessità o per virtù, ha deciso d’imboccare, credendo nei giovani del vivaio e comprando possibili talenti con poche primavere sulla carta d’identità; bisogna credere nell’allenatore, che ha richiesto Kovacic dopo esserne stato favorevolmente impressionato dalla personalità mostrata nei match di Champions contro Porto e Psg; infine, bisogna credere al terzo posto e alla possibilità concreta di ben figurare in Europa League e Coppa Italia, perchè l’entusiasmo aiuta a mettere il vento in poppa.
Dire che siamo di fronte a un fenomeno è una frase a dir poco ardita, quasi un atto di “ribellione” per contrastare l’impatto mediatico avuto dall’approdo di Balotelli al Milan; certamente la voglia di vedere all’opera questo ragazzotto croato è tantissima, sperando che possa portare geometrie e inventiva a una mediana che definire opaca è un eufemismo.
Con la curiosità di scoprire se un giorno, ripensando a ieri, ci accorgessimo di essere stati spettatori inconsapevoli del “Kova day” oppure ci fossimo trovati di fronte a un buco nell’acqua degno di rivalutare gli acquisti ingloriosi di Rambert e Pancev, diamo il benvenuto in casa nerazzurra a Mateo. Del resto, è stato un 30 gennaio come tanti. O forse no.