E’ lontano quel 4 gennaio. Cominciava il mercato di riparazione e l’Inter apriva le danze col colpo Rocchi.
Trentacinque anni e tre presenze da quarta punta della diretta concorrente per il terzo posto. Diciamo che se ci fossimo attenuti al detto secondo cui il buongiorno si vede dal mattino, sarebbe stato utile coprirsi in vista di un gennaio gelido e fitto di rovesci temporaleschi. E così è stato per quasi trenta giorni.
La nebbia si faceva sempre più densa mentre Branca brancolava (perdonate l’allitterazione tutt’altro che poetica) nei bassifondi della Serie A, trattando invano calciatori dalla dubbia utilità come Sorrentino, Andreolli e Moralez. Intanto grandinava sui cuori nerazzurri, martoriati dalle cessioni dei fantasisti dell’Inter che fu e di quella che doveva essere. Sneijder e Coutinho lasciavano per motivi diversi Milano, lasciando in dote un discreto gruzzolo da destinare al grande colpo di mercato. Ma l’arcobaleno Paulinho si dimostrava quello che è: una fuggevole illusione. E proprio mentre cominciavamo a sentirci soli sul cuore del calciomercato venivamo trafitti da un raggio di sole.
Magari non sarà proprio “subito Inter”, ma la strategia dirigenziale ci è parsa, per una volta, corretta. Non il classico mercato di riparazione, piuttosto giustizia riparativa a beneficio di una rosa stravolta e sacrificata all’altare del fair play finanziario. Arrivano in extremis Schelotto, Kuzmanovic e Kovacic, tre acquisti espressivi ognuno di una ratio diversa, ma non per questo in conflitto tra loro.
L’esterno atalantino rinforzerà il debole pacchetto di esterni nerazzurri, permettendo a Nagatomo di occupare quella fascia sinistra dove finora non ha entusiasmato Alvaro Pereira, il cui mancato acquisto magari avrebbe reso meno necessario il sacrifico di Coutinho. L’argentino arriva dopo un estenuante braccio di ferro dal quale alla fine Pierpaolo Marino è uscito vincitore, strappando la comproprietà del promettente Livaja, oltre a tre milioni cash, per un giocatore ai margini del progetto tecnico e in rotta con la società.
Tutt’altra convenienza economica nel caso di Kuzmanovic, prelevato per poco più di un milione dallo Stoccarda ne aveva sborsati nove per strapparlo alla Fiorentina. Il ventiseienne serbo è un rincalzo di lusso per il vecchio e stanco centrocampo nerazzurro, è un ottimo tiratore piazzato ed è adatto come terzo di una mediana che prevederebbe la presenza di Guarin e Kovacic.
E’ il gioiellino arrivato dalla Dinamo Zagabria per undici milioni il vero colpo di questo mercato. Semiconosciuto e strapagato, diranno i pessimisti. Talentuoso e concreto, diranno gli ottimisti. O, semplicemente, i meglio informati. Quel che è certo è che il rendimento del talentino di Linz determinerà la valutazione sul lavoro di Branca, per ora rinviato a giudizio. Ma l’idea, sostenuta da Stramaccioni, di rinforzare il centrocampo, storico tallone d’achille dei nerazzurri, anche a costo di qualche sacrificio in altri reparti, convince.
Per farlo la dirigenza nerazzurra ha messo le mani, oltre che sul duo balcanico, su Laxalt, centrocampista uruguaiano classe ’93, che arriverà soltanto a giugno. La storia dei suoi connazionali con la maglia nerazzurra e il paragone con Gargano ci portano ad essere moderatamente fiduciosi.
Rinviato a giudizio. Anche lui. Come tutti. Sempre meglio che essere bocciati già oggi o al massimo il 25 febbraio.
Giovanni Cassese
(Twitter: @vannicassese)