E’ il dilemma di tutte le grandi squadre. Ripartire le energie nei vari impegni che vedono coinvolti le big europee è da sempre operazione ardua per tutto ciò che ruota attorno ad una squadra di calcio, a partire dall’allenatore fino all’ultimo componente dello staff medico.
E’ da sempre difficile gestire le forze per far fronte alle varie competizioni. Sta all’allenatore, allo staff e anche agli interpreti riuscire a far fronte a più impegni settimanali.
Basti pensare all’Inter del 2010 targata Mourinho. Quella squadra era diventata un meccanismo perfetto che faceva leva più sulle motivazioni per scrivere la storia del calcio che sulla forza fisica. I nerazzurri riuscirono ad arrivare fino in fondo in tutte e tre le competizioni che li vedevano coinvolti riuscendo anche a fare il passo decisivo per portarsi a casa ben tre trofei su tre disponibili centrando l’ormai leggendario Triplete.
Bisogna dire che quell’Inter pagò il grande dispendio energetico e psicologico nella stagione successiva in cui faticò non poco ad ingranare e fu continuamente falcidiata dagli infortuni.
Ad inizio stagione l’obiettivo era quello arrivare in Champions e di raggiungere la finale di Europa League cercando di onorare la competizione fino alla fine. Dopo cinque mesi, con il terzo posto ad un punto, i nerazzurri devono fare i conti con le priorità. Quella relativa a questo anno di ricostruzione è senz’altro tornare nell’Europa che conta dopo un anno di purgatorio per il prestigio del club e per il bilancio che non può permettersi di fare a meno degli introiti derivanti dalla massima competizione continentale.
Per questo motivo, anche se i nerazzurri cercheranno comunque di raggiungere le fasi finali della competizione, è più probabile che l’Europa League diventi l’occasione per far giocare chi non ha trovato tanto spazio finora e anche la possibilità per Stramaccioni di testare moduli e uomini per il campionato. L’obiettivo è il terzo posto e l’Inter non può prescindere da questo gradino fondamentale nel prosieguo del progetto.