Dopo una caduta, ci sono due modi di reagire: stare a terra sentendosi battuti oppure rialzarsi, anche a fatica e ricominciare a da capo, dando tutto quello che si ha. Gaby Mudingayi, centrocampista di tanta corsa e tanta generosità, ha vissuto pesanti cadute, soprattutto a causa di problemi fisici, ma da guerriero quale è si è sempre rialzato; ora, dopo il brutto infortunio contro il Torino che ha chiuso anticipatamente la sua prima stagione nerazzurra, vissuta più ai box per acciacchi che in campo a lottare, non si perde d’animo e vuole tornare più forte di prima.
Nelle parole di Mudingayi la volontà di tornare a essere utile per l’Inter sovrasta il rammarico per una stagione travagliata: “Quest’infortunio è diverso da quello che subii ai tempi della Lazio: allora ero giovane, avevo ancora tutto da dimostrare, mentre adesso sono nel club dei miei sogni. Mi sento più forte che mai e nulla mi potrà fermare. Se tutto questo si è avverato è grazie a Dio”.
Ora che il sogno si è avverato, il centrocampista belga non vuole assolutamente lasciare l’Inter e parla del legame con il patron nerazzurro: “Il presidente Moratti mi telefona spesso. E’ una grande persona: non è solo un grande conoscitore di calcio, ma è un uomo che, anche solo per salutarti, attraversa anche tre sale; anche se sono infortunato, mi telefona regolarmente e per me questo è tutto”.
Un presente in un top club del calcio italiano e un passato che lo ha avvicinato al calcio quasi per caso: “Fino ai 16 anni non avevo mai giocato a calcio. Mio papà ha voluto che mi iscrivessi in una società sportiva: inizialmente ho optato per la boxe, ma gli incontri erano troppo violenti, così ho iniziato a giocare a calcio”.
Tra un passato vivido di ricordi e un presente fatto di sofferenza per l’infortunio, ma di gioia per indossare la casacca nerazzurra, ecco che Mudingayi spiega quale sarà il suo futuro: “Resterò in Italia, è la terra che mi ha dato tutto, sia calcisticamente che al di fuori del campo poichè la donna della mia vita è italiana. Cosa farò dopo il ritiro? Penso che resterò nel mondo del calcio, mi piacerebbe essere il procuratore di qualche giocatore. Ho scopreto questo lavoro grazie a Federico Pastorello e mi entusiasma. Io allenatore? Assolutamente no, non ci capirei niente”.
Nell speranza che i suoi muscoli possano tornare a lottare nel cuore della mediana interista (“Spero che Bologna e Inter si accordino per esercitare il riscatto, so che il presidente vuole tenermi”), l’ex Torino e Lazio pensa già al futuro, anche se il ritiro non è dietro l’angolo: “Non ci penso, il ritiro dal calcio giocato è ancora lontano”.
Non ci resta che augurargli una pronta guarigione, aspettando di rivederlo lottare in mezzo al campo: ora che il guerriero ha coronato il sogno, non vuole certo svegliarsi facilmente.