Il sogno di tutti i presidenti e di tutti i tifosi è quello di vedere, con l’avvicinarsi della primavera, la propria squadra ancora pienamente in corsa per gli obiettivi prefissati; un sogno che nasce a giugno, quando i primi suggestivi nomi vengono accostati ai diversi club nel tourbillon del calciomercato, diventa sempre più grande ad agosto, con l’impazzare frenetico degli ultimi giorni di trattative e ha il suo culmine a cavallo tra ottobre e novembre, quando realmente capisci di che pasta è fatta la tua squadra del cuore.
Sebbene a novembre, dopo il 3-1 alla Juventus, qualcuno (forse anche più di qualcuno) incominciasse a sussurrare la parola scudetto, l’Inter, complice una serie di prestazioni in trasferta non certo indimenticabili, da Bergamo a Udine, da Siena a Firenze, si è ritrovata a festeggiare il Carnevale staccata dalla vetta di 12 punti; nonostante il divario importante dalla capolista, gli uomini di Stramaccioni sono ancora pienamente in corsa per il reale obiettivo di inizio stagione, ossia la conquista del terzo posto, utile per l’accesso alla Champions che verrà.
L’Europa dei “grandi”, fatta di introiti, prestigio, attenzione mediatica e chi più ne ha più ne metta, fa gola a tutti e ciò è innegabile: l’ingresso tra le prime 32 della coppa “dalle grandi orecchie” permette di programmare con più serenita il mercato estivo, è una vetrina che stuzzica tifosi e potenziali top players (parola che nelle ultime settimane era finita nel dimenticatoio, dopo aver riempito le orecchie di tutti gli sportivi da luglio a fine gennaio) e soprattutto porta nelle casse societarie un bel gruzzolo.
La tanto sognata Europa di domani, che, nonostante le disfatte lontano da San Siro, a oggi dista solo un punto, si scontra con la più piccola e meno “appetitosa” Europa di oggi; la mente vola e immagina un mercoledì da leoni contro Messi e i marziani del Barça o una trasferta da brividi all’Old Trafford o all’Alianz Arena, ma il corpo resta qui, inchiodato alla realtà e ci si ritrova ad affontare “odissee” in terre remote, vedi Baku o Kazan, contro avversari il cui appeal rasenta lo zero (nessuno di noi, probabilmente, ha mai usato il Neftçi o il Partizan a un videogioco e nessuno si è mai fatto regalare la maglia di Muresan del Cluj o di Karadeniz del Rubin).
Così, tra l’Europa che sogni e quella che hai, si mettono di mezzo gli infortuni e si arriva al bivio: rivisitando il detto “meglio un uovo oggi o una gallina domani”, Strama starà pensando se sia meglio l’Europa League oggi, quindi alzare un trofeo (che non guasta mai) o la Champions League domani, con le monete che entrano nelle casse interiste (e anche questo non guasta).
Nella vita è importante onorare ogni impegno al meglio delle proprie possibilità, ma è altresì importante avere delle priorità: posto che la Champions ha più valore dell’ex Coppa Uefa, non solo a livello economico, l’Inter al bivio “nerazzurro” potrebbe optare per concentrare le residue energie nella lotta al terzo posto, onorando comunque l’attuale impegno europeo, senza “stracciarsi le vesti” per la disperazione qualora si venisse eliminati.
Il tutto, possibilmente non domani in Romania, contro una squadra modesta e avendo vinto 2-0 a Milano: altro che uovo o gallina, questo sarebbe davvero da polli.