In qualunque modo lo si guardi è un derby da dentro o fuori. Dalla Champions s’intende, perché una partita condotta sulla falsariga di quella di Firenze potrebbe irrimediabilmente mettere tutto e tutti in discussione, portando a conseguenze che a poche ore dal big match sono lontane dai pensieri dei tifosi nerazzurri e da quelli di Moratti.
Oltre le rivalità viscerali tra le due tifoserie, aldilà dell’orgoglio e dell’onore nerazzurro da portare sempre in alto, la partita con il Milan sarà il vero e proprio crocevia di questa stagione, partita bene ma proseguita in malo modo. Lo scorso anno, la netta vittoria sui cugini rossoneri valse la conferma a Stramaccioni. Oltre al risultato, in quell’Inter Moratti vide lo spirito e l’orgoglio che erano mancati fino ad allora e che lo convinsero a rinnovare la fiducia al tecnico romano, identificato come l’uomo giusto per aprire un nuovo ciclo.
Tuttavia, nelle ultime uscite, quelle motivazioni e quell’agonismo sembrano spesso e volentieri esser venute meno. I nerazzurri, infatti, arrivano a questa partita in situazioni disastrose dal punto di vista fisico, con tante assenze (Milito, Samuel e il probabile Ranocchia su tutti), e con uno score in campionato da far paura, in negativo ovviamente. A ciò si aggiunge l’entusiasmo che, sull’altra sponda del Naviglio, ha portato la roboante vittoria contro il Barcellona.
Non è la prima volta che l’Inter non parte con i favori del pronostico e molto spesso partite come queste hanno l’effetto di riaccendere quella fame sopita nei giocatori e di tirar fuori prestazioni di rilievo; chissà che questa non diventi l’arma in più per la squadra di Stramaccioni, per chiudere con una vittoria questo brutto ciclo di risultati e tenere viva la speranza di qualificarsi in Champions League per la prossima stagione e anche per tornare gridare a gran voce: “E’ nostro, è nostro”, ancora una volta.