C’è qualcosa di speciale in questa Inter. Quando Cavani non segna il Napoli non riesce a vincere, quando manca Chiellini la difesa della Juventus è molto meno solida, quando Klose è acciaccato la Lazio cala a picco, prima dell’avvento di Balotelli il Milan sembrava una squadra da metà classifica.
All’Inter mancano Ranocchia, Nagatomo, Samuel, Milito, va sotto di due reti su uno dei campi più difficili d’Italia e riesce a trovare il successo con uno straordinario secondo tempo. C’è qualcosa di speciale in Stramaccioni (quello abbandonato dalla sua squadra, secondo una tesi che trovava forte riscontro alle 15:45 di ieri), che è riuscito a instillare in una squadra che non ha e non può strutturalmente avere un senso tattico, quantomeno la mentalità vincente.
Tra gli indisponibili non abbiamo citato Cassano, ulteriore complicazione – gestita bene da Strama, meno da altri- di una difficile settimana che porta a un tour de force di cinque partite in quattordici giorni che decideranno le sorti della stagione nerazzurra. La vittoria del Cibali (oggi ci piace chiamarlo così) è un messaggio anche per Fantantonio: nessuno è indispensabile. Neanche lui, senza ombra di dubbio e paradossalmente il più continuo degli attaccanti nerazzurri quest’anno. Neanche nella squadra in cui talvolta è costretto a giocare titolare Rocchi.
Tutto parte dal malcapitato Tommaso, che molto probabilmente chiuderà la stagione segnando meno gol di quanti Livaja ne abbia segnati in una sola gara la settimana scorsa. Materiale per il licenziamento immediato del responsabile del mercato. Gennaio doveva essere ricordato come il mese in cui arrivò Kovacic ma, complice la scarsa condizione fisica del talentino croato, rischia di passare alla storia come il mese in cui arrivò Schelotto.
Il Levriero è arruffone e sconclusionato ma in area di rigore è presente e pungente. Più di Rocchi. Chissà che non possa essere proprio l’argentino a far rifiatare di tanto in tanto il connazionale Palacio. No, non vi parleremo di Rodrigo. Due gol, un assist e il modo in cui ha stravolto la partita hanno detto già troppo, lasciandoci ben poco da raccontare.
Preferiamo parlarvi del gol di Alvarez, che sbaglia tanto e soffre il suo omonimo etneo, ma corre e lotta per novanta minuti, dando il via alla rimonta. Oppure del primo cross giusto di Pereira, meritato premio per un secondo tempo finalmente convincente. O dell’impatto di Stankovic e Cambiasso, chiamati all’ennesima dimostrazione del fatto che un corretto dosaggio dei veterani non può che avere effetti curativi su questa squadra.
Ma forse è ancora meglio parlarvi di Juan Jesus, che sbaglia clamorosamente in una zona del campo in cui è costretto a giocare ma che non sente propria e regala il gol a Bergessio. Lì cade, ma poi si rialza, giocando una partita meravigliosa. Così come la sua indomita Inter.
Altro che pazzia. Questa è solo una meravigliosamente razionale lucidità.
Giovanni Cassese
(Twitter: @vannicassese)