La profondità persa e ritrovata

palacio stramaccioniLa ricerca della profondità, nel calcio moderno, è uno degli elementi chiave di ogni azione offensiva. Attaccare lo spazio, in particolar modo con l’inserimento dei terzini e dei centrocampisti, è diventato un punto fondamentale di ogni schema tattico.

Proprio in quest’ottica, l’infortunio di Diego Milito e quello di Yuto Nagatomo, anche se per fortuna di minor entità, sembrano ancora più pesanti in casa Inter; il Principe era l’unico attaccante nella rosa dei nerazzurri capace sia di difendere il pallone, così da permettere l’inserimento da dietro dei compagni, sia di creare pericoli attaccando la porta avversaria partendo sul filo del fuorigioco, due movimenti chiave nelle azioni offensive dell’Inter.

Il problema al ginocchio accusato dal giapponese, che lo terrà ai box almeno per una ventina di giorni, ha limitato ancora di più la manovra degli uomini di Stramaccioni. Dal suo arrivo dal Cesena nel gennaio 2011, il “piccolo samurai” di Saijo ha conquistato tutti per la sua costante e importante spinta sul lato sinistro. La tanta corsa e gli inserimenti senza palla gli hanno permesso di diventare un elemento chiave nello scacchiere tattico del nuovo corso: le sue avanzate sulla fascia, infatti, sono riuscite a dare quella imprevedibilità all’azione dei nerazzurri che, altrimenti, si sarebbe ancorata molto spesso nella zona centrale del campo.

La vittoria di Catania di domenica scorsa ha messo in risalto proprio questo aspetto: nella prima frazione di gioco si è vista un’Inter troppo lenta e impacciata, caratterizzata da poco movimento e troppi giocatori pronti a ricevere palla sui piedi senza mai attaccare la profondità. Non è un caso che nella ripresa, con l’inserimento di Rodrigo Palacio ed Esteban Cambiasso, due calciatori capaci di andare negli spazi come pochi, sia cambiata totalmente la partita con occasioni a ripetizione che hanno portano alla pazzesca rimonta finale.

L’arrivo a gennaio di Ezequiel Schelotto, inoltre, rappresenta un altro importante innesto proprio in questa direzione, in quanto l’italo-argentino è dotato di forza e corsa che tanto mancano alla compagine nerazzurra. La sua freschezza, insieme ad un Alvaro Pereira più propositivo e alla fine del caso Cassano, forse l’unico in grado di poter inventare grandissime giocate per gli inserimenti dei compagni, costituiscono delle alternative importanti all’azione offensiva nerazzurra orfana di Milito e Nagatomo.

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