“Gli artisti sono un po’ così, bisogna capirli“. È stato il commento del patron Moratti, pungolato dai giornalisti sulla lite tra Cassano e Stramaccioni. Che il presidente nerazzurro subisca particolarmente il fascino dei calciatori talentuosi è cosa risaputa, che Cassano si sia contraddistinto in carriera sia per genio che per sregolatezza anche.
Per lui il dizionario della lingua italiana si è arricchito di un neologismo (cassanate) che racchiude un irascibile modo di essere, un impertinente codice di condotta, un insolente animo guascone. Dalle corna sventolate in faccia all’arbitro Rosetti all’imitazione di Capello, dall’anatema scagliato contro il povero Garrone alla lite con Strama.
Si sa, il ragazzo di Bari Vecchia è una persona estrema che sa regalare emozioni estreme e che, spesso, ottiene anche reazioni estreme da parte di certa stampa. Il matrimonio con Carolina, in parte, ne ha limato le sfaccettature più spigolose, la nascita del primogenito Christopher gli ha fatto riscoprire tutta la bellezza che risiede nel mistero della vita. Ora, l’arrivo del secondogenito Lionel (un nome che certifica un’ammirazione incommensurabile per il 10 del Barcellona) potrebbe definitivamente convincerlo all’approdo nel mondo dei grandi.
Lui che in campo è stato grande fin da piccolo, stenta ad esserlo, a volte, nella testa e negli approcci. Quel vivere sopra le righe, che nasconde anche il fascino della creatività, quell’imperdonabile leggerezza del suo essere che, spesso, lo ha portato a tradire chi aveva scommesso sul suo talento e sulla sua verve.
Le tracce di un passato che, forse, non lo hanno visto mai bambino, lo hanno trascinato, spesso, in uno stato di intemperante anarchia dove l’unico modus vivendi era rappresentato dalla ricerca di un appagamento ludico e, a tratti, decisamente puerile.
In Cassano alberga una personalità complessa ma pulita, una natura bifronte che, purtroppo, non gli consente sempre di controllare eccessi e frenesie. Un puro che non sa vivere di maschere, sorrisi di circostanza, artifizi ed ingessati atteggiamenti costruiti convenzionalmente.
Moratti l’ha capito e la mitezza delle sue parole (mai banali) testimoniano quanto il Presidente interista voglia coccolare un uomo a cui la vita ha regalato tanto ma che non colmerà mai vuoti e assenze. Cassano è un po’ vittima di se stesso, di un passato che troppi addetti ai lavori e troppi giornalisti comodamente dimenticano, di un vuoto emotivo che lo conduce al bulimico desiderio di appagare la sua leggera e lucida follia.
Magari Lionel, dopo Carolina e Christopher, contribuirà a regalargli quel senso della vita che per Cassano ha rappresentato sempre un miraggio. Sarà un bene per il suo futuro da uomo e da calciatore. In questi ultimi mesi all’Inter dovrà dimostrare di meritare la riconferma in quella Milano dove, più volte, ha detto di voler continuare a vivere.
Adesso tocca a lui, anche perché con i possibili arrivi di Sanchez e Icardi, la conferma di Palacio, l’auspicato ritorno di Milito, il fuoriclasse barese dovrà dimostrare con maturità ed umiltà di poter accettare anche un ruolo da attore non protagonista.