In tempo di crisi mondiale anche il calcio deve necessariamente adeguarsi. E’ questo il diktat di Platini e del suo Fair Play Finanziario. Le uscite devono essere proporzionali alle entrate in una spirale che da qualche anno sta costringendo molti top club europei a rivedere le proprie politiche, pena l’esclusione dalle coppe europee.
Il presidente della Uefa è stato chiaro: non ci saranno sconti e non ci sarà sceicco che tenga; questa è la strada da seguire e i club europei farebbero bene ad adeguarsi il prima possibile.
L’Inter ha cominciato a intraprendere questo percorso nell’immediato post triplete. In particolare, sono stati due i punti fondamentali di questo cambiamento: gli ingaggi e il mercato. Da qui il lancio di una nuova filosofia orientata all’acquisto di giovani di belle speranze, che possano trasformarsi in potenziali campioni o future plusvalenze, a seconda delle necessità.
Tuttavia, nonostante gli immensi sforzi della società, la luce in fondo al tunnel è ancora lontana. Infatti, anche separando i ricavi operativi (ovvero quelli legati ai proventi dei diritti tv, delle gare casalinghe e delle varie sponsorizzazioni) da quelli relativi al calciomercato, la situazione resta comunque negativa.
Nel prossimo bilancio il club registrerà perdite per circa 70 milioni di euro: un passivo su cui hanno senz’altro gravato i mancati introiti derivanti dalla Champions League 2012-13. Proprio per questo motivo rimanere fuori dalla massima competizione continentale per un’altra stagione potrebbe avere conseguenze disastrose.
Il rilancio economico della società passerà anche dalla costruzione del nuovo stadio (capace di garantire i ricavi necessari per rientrare più facilmente nei parametri imposti dal FPF) ma questo resta un progetto a lungo termine e, viste anche le difficoltà incontrate da Moratti nelle trattative con le società interssate al progetto, la dirigenza nerazzurra dovrà cavarsela da sola nell’immediato futuro, cercando di continuare a valorizzare al meglio il proprio settore giovanile e, soprattutto, di sbagliare il meno possibile sul mercato.