“Direi che il dato saliente che emerge con forza è che, per un club delle nostre dimensioni, la partecipazione alla Champions League è diventata ormai vitale e determinante ed è veramente complicato restarne esclusi. C’è grande differenza rispetto agli introiti derivanti dalla partecipazione all’Europa League e questo è uno dei grandi temi sul tavolo, non solo dell’Uefa, ma anche dall’associazione europea dei club. Oggi il rapporto dei ricavi che c’è tra la Champions League e l’Europa League è più o meno uno a cinque. Per darvi un’idea della differenza, noi quest’anno partecipando all’Europa League ed essendo eliminati negli ottavi di finale, partendo dal preliminare del 2 di agosto e giocando ben quattordici partite, abbiamo avuto un ricavo complessivo che è introno ai 7 milioni di euro. In una partecipazione con un risultato simile nella Champions League ne avremmo presi circa 35. Questo dipende dal fatto che l’Europa League è una competizione nata da poco, che sta crescendo in termini di notorietà. Non ha ancora uno sponsor e partner dell’importanza di Unicredit. I diritti televisivi, infine, sono un po’ più bassi anche se in crescita. Certamente l’Uefa sta cercando di adottare dei correttivi per porre rimedio almeno in parte a questo grave gap”.
“Osservando i dati dei ricavi per campionato si vede come l’Italia in quel ranking è seconda in classifica dietro solo alla Premier League e davanti alla Liga e alla Bundesliga e questo evidenzia proprio come la partecipazione dei nostri club alla Champions League sia sempre giocata con grandissimo fervore, attenzione e impegno. Se invece si osserva il ranking complessivo, il nostro calcio scivola al quarto posto perdendo di conseguenza il diritto a partecipare con quattro squadre alla Champions, cosa che avevamo sino a qualche anno fa. E questo proprio perchè siamo stati carenti nei risultati ottenuti nell’Europa League che viene giocata, per ragioni squisitamente economiche, con un maggior turnover e con un impegno in qualche misura inferiore”.
Sul rischio di creare una spirale negativa visto che, premiando sempre gli stessi club che con relativa facilità raggiungono i primi posti nei campionati nazionali, c’è il pericolo concreto di dare un vantaggio crescente a tali squadre, che potranno investire somme più alte sul mercato diventando sempre più forti e competitive rispetto alle avversarie dei campionati nazionali, Fassone si esprime così: “Temo che l’indirizzo sia un po’ quello. Una delle soluzioni che si sta studiando è di valutare se far partecipare di diritto alla Champions League la vincente e la finalista dell’Europa League, in modo che questo risulti un incentivo per le squadre che partecipano a questa competizione ad essere attratte a partecipare fino in fondo in un torneo molto lungo e impegnativo con un obiettivo chiaro e molto prestigioso”.
Fonte: inter.it
This post was last modified on 22 Marzo 2013 - 17:46