In un’intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport, Natalino ha tranquillizzato tutti sulle sue condizioni, spiegando come impiega il tempo in questo periodo di stop forzato: “Sto a casa, in famiglia e poi sono iscritto alla Facoltà di Giurisprudenza a Catanzaro, al primo anno. Non faccio altro al momento, basta questo, la materia che ho scelto per i miei studi non è tra le più facili e mi impegna molto”.
Il suo problema cardiaco era già stato scoperto qualche tempo fa, tanto che lo staff medico dell’Inter gli aveva impedito qualsiasi attività fisica per effettuare i relativi esami e accertamenti clinici: “I problemi con l’aritmia li ho sempre avuti ma nel maggio scorso, mentre ero al Crotone, si sono evidenziati nuovamente. Dovevo sostenere la visita medica per l’idoneità sportiva, mi trovavo a Roma a Villa Stuart e l’ho fatta lì. Gli esami hanno palesato un problema di aritmia cardiaca. I medici del Coni mi hanno fermato dopo aver visionato le carte degli esami; quindi ho effettuato altri accertamenti a giugno prima dell’idoneità che hanno portato allo stop”.
Dopo i mesi trascorsi tra un ospedale e l’altro per i vari controlli, sembrava essere giunto il momento del suo ritorno in campo ma il malore accusato a febbraio ha fatto degenerare la situazione: “Non ho mai avvertito niente a livello fisico, nessun fastidio, sono stato male un giorno, quello del ricovero e poi gli ultimi due prima dell’intervento a Milano. Da un lato è stata una storia triste, dall’altra sono stato fortunato ad affrontare subito il problema. Già prima di questi episodi però sapevo che mi sarei dovuto sottoporre all’ablazione“.
Natalino in questi mesi ha avuto sempre il supporto sia della sua famiglia che di quella nerazzurra: “L’Inter mi è stata molto vicina, ringrazio la società, hanno fatto tutto loro per gli accertamenti clinici prima dell’operazione. Moratti mi ha mandato i saluti dopo l’intervento, ho ricevuto le telefonate di Cordoba e Zanetti, Ausilio mi chiamava spesso. Seguo l’Inter, è un periodo difficile per la squadra, ma il gruppo è forte e la ruota deve girare. Si rifaranno, l’obiettivo è risalire”.
Proprio con la maglia dell’Inter, il giovane classe 1992 è riuscito ad assaporare il calcio che conta con l’esordio in Italia e in Europa: “La Serie A era il sogno da bambino, c’ero quasi riuscito, nel piccolo posso dire di esserci riuscito lo stesso. L’esordio col Parma a San Siro, il tecnico era Benitez, una sensazione unica, coronare quello che hai sempre avuto in testa da piccolo. All’epoca avevo 18 anni, c’era mio padre in tribuna, tutto da incorniciare. In Champions invece, perdevamo due a zero a Brema, c’era meno tensione agonistica, ma entrare al posto di Zanetti è stato indimenticabile“.
Pochi dubbi sul giocatore a cui si ispira: “I miei compagni sono tutti d’esempio, come caratteristiche sono un difensore centrale, adattato a terzino sulla destra, un tipo duttile. Per ruolo e attitudine potrebbero essere Ranocchia o Zanetti i miei punti di riferimento ideali, ma nessuno è come Zanetti”.
Uno sguardo anche al futuro, incerto calcisticamente parlando ma finalmente senza più pericoli: “Sono sereno e ringrazio tutti quelli che mi sono stati accanto, spero di riprendere ad allenarmi, giorno per giorno e vedremo poi come va a finire. Sono ancora sotto contratto con l’Inter fino al 2014, ma non mi illudo, non voglio illudermi. Se tornerò a giocare sarò contentissimo, ma sarei felice lo stesso anche se dovessero dirmi di non poter giocare più. Ora sto bene a livello di salute, ho una famiglia e la fidanzata accanto, non mi manca niente. Il calcio è una cosa bella, ma non è tutto nella vita. Ho avuto tantissima paura, sarei un ipocrita a dire il contrario“.
Natalino sarà sottoposto, a metà aprile, ad una visita di controllo che molto probabilmente darà il responso ufficiale sul suo possibile ritorno al calcio giocato. La speranza di tutti è che possa tornare presto a correre dietro ad un pallone senza più alcun timore per la sua salute.
This post was last modified on 23 Marzo 2013 - 05:21