Il giovane difensore parte dal suo approdo in Italia e dalle difficoltà che ha incontrato nel passaggio dalla piccola Guédiawaye, città africana dove è cresciuto, alla grande realtà di Milano: “Il cambiamento di cultura è stato radicale rispetto al Senegal. Di quella cultura però mi mancano poche cose, piuttosto mi manca la famiglia. Da quando sono arrivato in Italia non sono più tornato”.
Si passa poi a parlare della suo sogno di diventare un calciatore professionista e del perché abbia deciso di intraprendere questo percorso: “In Africa si comincia a giocare non appena cammini, a piedi nudi per strada. Poi crescendo ho scelto il calcio preferendolo alla scuola, mia madre si arrabbiò ma il calcio mi piaceva troppo e oggi sono qui. Se c’era qualcuno più bravo di me? Non dico mai di essere il più forte, e anche se mi rendo conto non lo dico (sorride, ndr). Credo di essere stato molto fortunato a venire qui“.
Non si ispira a un modello in particolare Mbaye, anche perchè nella sua breve carriera ha già dovuto ricoprire diversi ruoli: “Ho deciso di prendere qualcosa da ogni giocatore. A me piace cambiare ruolo, sono giovane, ho tempo di imparare. All’Inter agli inizi giocavo da centrocampista, poi ho giocato in difesa durante una partita del Torneo di Arco perchè un difensore si era fatto male”.
Impossibile poi non parlare di Stramaccioni, il tecnico che lo ha fatto esordire nel ‘calcio dei grandi’: “E’ stato importante per me e per gli altri, vista la vittoria in NextGen Series. Ho imparato tanto da lui, anche dal punto di vista umano. E’ sereno, mi ricordo la finale di Londra, eravamo tutti tesi e per rasserenarci ha fatto una battuta che ci ha fatto ridere. E’ una persona molto generosa“.
Esordio che gli ha dato la possibilità di vivere il primo impatto con San Siro: “E’ lo stadio più bello dove sono stato. Sono andato la prima volta per Inter-Barcellona di Champions League, poi ho fatto il raccattapalle. E’ una bella sensazione essere in campo vicino a certi campioni, è sempre stato il mio sogno. Adesso gioco addirittura con loro, e sono molto felice”.
Chiosa finale sui suoi sogni nel cassetto: “Ne ho tanti, però mia madre mi tiene sempre coi piedi per terra, come il mio procuratore. Non me la tiro, cerco di vivere tranquillo. Mia madre mi ha sempre detto di restare me stesso e portare rispetto verso tutti, dalle persone più importanti come il direttore, ai compagni”.
This post was last modified on 12 Aprile 2013 - 13:26