L’Inter ritorna a sorridere tra le mura amiche di San Siro dopo 3 sconfitte consecutive (4 se si considera anche lo stop imposto dalla Roma in Coppa Italia) maturate contro Bologna, Juventus ed Atalanta. Lo fa, peraltro, mantenendo inviolata la porta del povero Handanovic che anche contro il Parma, però, ha dovuto fare gli straordinari.
Una boccata d’ossigeno per i nerazzurri che ritrovano morale e coraggio in vista del rush finale. Stramaccioni conferma il 4-3-3 e ripropone 10/11 della squadra sconfitta nella semifinale della Tim Cup dalla Roma di Andreazzoli, inserendo Alvaro Pereira in luogo di Walter Samuel e spostando Juan Jesus in posizione centrale a fare coppia con Ranocchia.
Modulo speculare per il Parma di Donadoni che, dopo un inizio esaltante di stagione, ha smarrito un pò lo smalto e la fiducia lungo il tragitto, meritando qualche strigliatina da parte della società ducale.
L’ANALISI TATTICA
COSA HA FUNZIONATO – Il risultato finale, più che la prestazione, premiano un’Inter volitiva, caparbia e determinata. Nel primo quarto di gara, gli uomini di Stramaccioni propongono anche un calcio gradevole, armonico ed offensivo che produce buone trame di gioco e ghiotte occasioni da rete. Particolarmente efficace la gestione del possesso palla e lo sfruttamento delle corsie laterali che consentono all’undici nerazzurro di gestire bene l’ampiezza del campo, di raggirare la cerniera centrale della mediana gialloblu e di costringere sulla difensiva gli esterni d’attacco emiliani (Sansone e Belfodil). Ottima in tal senso la prova della catena destra dell’Inter grazie al senso della posizione ed al sacrificio di Capitan Zanetti, alla bravura di Ricky Alvarez nel tagliare il campo, nel favorire le sovrapposizioni interne ed esterne e nel liberare la corsia per gli inserimenti da dietro di un Jonathan in grande spolvero. L’esterno difensivo brasiliano conferma il proprio periodo di grazia con l’assist vincente per il gol decisivo di Rocchi e si scolla sempre più di dosso quell’etichetta di “bidone” che, in segno di scherno, gli avevano facilmente attribuito. Bene anche Rocchi che, nonostante il peso dell’età e la necessità di fare reparto da solo, è riuscito sempre a portare fuori i difensori del Parma e ad allungare la difesa avversaria regalando profondità alle soluzioni offensive della propria squadra. Conferma in positivo anche per l’ottimo Kovacic che, nonostante qualche errore in fase di palleggio, non si è mai nascosto, entrando sempre nel vivo del gioco grazie alla sua personalità ed ai suoi strappi che gli consentono di cambiare passo con facilità. Un plauso particolare a Stramaccioni che, anche a rischio di compromettere l’esito della partita, ha presentato una squadra votata all’attacco, ritornando ad un assetto offensivo costruito attorno a 3 riferimenti (suo vero marchio di fabbrica) ed al movimento di molti uomini.
COSA NON HA FUNZIONATO – Nonostante l’Inter sia riuscita a fermare l’emorragia dei gol subiti, la difesa ha continuato a vacillare, spesso paurosamente. Il problema principale non è da individuare nel reparto difensivo in sè ma nella fase difensiva e nel collegamento tra i reparti. Troppo spesso quest’anno i nerazzurri hanno denotato pecche e scarsa puntualità nell’accorciare, nel raddoppiare e nel garantire le dovute coperture difensive. Limiti, quest’ultimi, dovuti anche ad un centrocampo poco incline all’interdizione e poco portato a fare densità negli ultimi 25-30 metri. Bocciato dal pubblico e dalla prestazione anche Schelotto che da esterno alto non è riuscito ad incidere positivamente, fallendo, anche clamorosamente, l’appuntamento con il gol. Poco disciplinato tatticamente è sembrato essere anche l’uruguaiano Pereira che, spesso, ha dato l’impressione di stringere troppo la posizione verso il centrale di riferimento, scalando male in riferimento alla palla e all’avversario.