L’avventura nella grigia Manchester non è stata finora indimenticabile per l’ex numero 13. Maicon ha collezionato finora soltanto 11 presenze con la maglia dei Citizens (7 in Premier, 3 in Champions, 1 nelle Coppe di Lega), senza mai lasciare il segno com’era solito fare a Milano. Sono pesati, da questo punto di vista, i vari problemi fisici accusati dal brasiliano, in particolare un grave infortunio al tendine d’achille che lo ha tenuto a lungo fuori dal campo nella prima parte della stagione, ritardando il suo ambientamento col calcio inglese.
Per questo il Colosso non può essere soddisfatto del suo primo anno con la maglia del City: “Non è stata una buona stagione – ammette – ma posso dirlo al cento per cento, non vado via. Sono sereno, voglio recuperare dagli infortuni e tornare in campo al massimo. Devo riprendermi la Seleçao“. L’obiettivo, come per ogni altro brasiliano che si rispetti, è naturalmente il mondiale del 2014 in Brasile. Un sogno a cui Maicon potrebbe assistere da casa, a meno che non riesca a convincere il ct Scolari che far a meno di lui sarebbe un grave errore.
Il terzino destro (un tempo) più forte del mondo non rimpiange però il suo addio all’Inter. Infatti racconta: “Dopo sei anni a Milano sentivo il bisogno di cambiare. Sicuramente il fattore allenatore ha influito abbastanza. Avevo già lavorato con Mancini, è stata una delle basi che mi ha convinto a passare al City”. Un altro dei motivi che ha spinto il brasiliano ad approdare alla corte del Mancio è stato la crisi del calcio italiano e della sua ex squadra in particolare. “Nel calcio c’è bisogno di investimenti e di programmazione a lungo termine. E l’Inter per anni l’ha fatto – dice Maic -. Quando però si smette di fare determinati investimenti, tutto diventa più complicato. La crisi nel Paese ha contribuito all’indebolimento delle squadre, quindi alle difficoltà del calcio italiano”.
Qualche parola anche su Mourinho, che Maicon ricorda così: “Non amo parlare degli allenatori, perché non sono una persona che ama fare questo tipo di dichiarazioni. Ma José Mourinho è un artista. Sa gestire e motivare una squadra, specialmente nelle partite più importanti. Lavorare con lui all’Inter fu un piacere”.
This post was last modified on 23 Aprile 2013 - 17:38