Genoa-Inter, la lavagna tattica

Genoa vs Inter analisi tattica - Lavagna tatticaLa solita Inter incerottata di questo finale riveste al meglio il ruolo da ideale sparring partner per un Genoa desideroso di ottenere la sospirata e matematica salvezza. I nerazzurri partecipano ben volentieri alla festa rossoblu accettando i ritmi e l’inerzia di una gara che trova in una situazione di perfetta parità la sua più logica soluzione. Per Stramaccioni una gara importante per testare motivazioni, carattere e tenuta dei suoi uomini in vista della prossima stagione che il tecnico romano sta già programmando dal punto di vista delle idee, degli uomini e delle soluzioni. L’ex tecnico della Primavera, forse scottato dalle ultime uscite stagionali, presenta una squadra maggiormente accorta e quadrata con Cambiasso, schierato da centrale della difesa a 3 per fare da chioccia a Ranocchia e soprattutto al diciannovenne Pasa, Schelotto e Nagatomo esterni di un centrocampo a 5 che prevede anche Kovacic playmaker basso con Guarin e Kuzmanovic ad agire come interni, Alvarez a sostegno di Tommaso Rocchi.

L’ANALISI TATTICA

COSA HA FUNZIONATO – Dopo aver rimediato la quindicesima sconfitta stagionale e la sesta battuta d’arresto in sette partite, per mano della Lazio nel turno infrasettimanale, i nerazzurri riescono a racimolare un punto e, soprattutto, a non incrementare per l’ennesima volta l’impietosa statistica delle marcature subite. Se parte del merito va ascritta ad un superlativo Handanovic che, in un paio di occasioni, ha stroncato sul nascere ogni parvenza di critica nei suoi confronti, giudizi positivi possono essere elargiti ad una difesa che è sembrata maggiormente attenta, concentrata e reattiva. In una partita soporifera che non passerà alla storia del calcio per la qualità dello spettacolo, il pacchetto arretrato dell’Inter ha offerto una prestazione nettamente al di sopra della sufficienza. Ottimo l’impatto del giovane Primavera Pasa che, schierato anche in prima squadra in una posizione non naturale per lui, si è disimpegnato con personalità, padronanza dei suoi mezzi e maturità tattica. Da sottolineare positivamente anche l’atteggiamento in occasione delle palle inattive con un’ottima esecuzione della difesa a zona contrapposta ai tanti granatieri genoani. Un eccezionale Kovacic si è riconfermato sui suoi standard elevati, imponendo spesso il suo passo e regalando alla sua squadra palleggio e manovra fraseggiata. Se Stramaccioni ha già lasciato presagire per lui un futuro da intermedio di centrocampo in coppia con Fredy Guarin ed un centrale di rottura, il giovane talentino croato continua a disimpegnarsi bene e con pregevoli risultati anche nel ruolo di regista. Molto positivi anche i rientri di Nagatomo, il cui passo, la cui spinta costante e le cui frenetiche sovrapposizione sono mancate decisamente all’Inter degli ultimi tempi, e quello di un Cassano che ha fatto capire quante soluzioni e quanta qualità, in sua assenza, siano mancate negli ultimi 20 metri della manovra interista.

COSA NON HA FUNZIONATO – Forse complice una partita in cui la volontà di far male all’avversario era praticamente nulla e dove la cattiveria lasciava spazio al classico “vogliamoci bene” di fine stagione, il giro palla dell’Inter, a tratti, è sembrato troppo compassato e troppo orizzontale. La sensazione è che, a volte, per rendere maggiormente incisiva la manovra ci sia bisogno di giocate più rapide e più in verticale. A farne le spese il reparto avanzato dei nerazzurri con Rocchi ed Alvarez impalbabili, annullati ed imbavagliati facilmente dalla retroguardia di Ballardini. Fino all’ingresso di Cassano, a mancare è stata, principalmente, la giusta giocata che valorizzasse al meglio il lavoro di Kovacic e che suggerisse la giusta profondità per dare sbocco al possesso nerazzurro. Troppi tocchi di troppi uomini hanno portato a un gioco farraginoso che Guarin, nonostante una buona gara fatta di corsa, gamba ed iniziativa, ha provato a rendere più fluido, finendo però per intestardirsi e cadendo troppo spesso nei tentativi personali. Non bene anche Schelotto che ha dato vita ad un’altra prestazione senza infamia e senza lode, anonima, non riuscendo a lasciare un segno tangibile di sé né in fase di contenimento né in fase di proposizione.

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