In una domenica sera come quella di ieri, il triplice fischio di Mazzoleni, oltre a sancire il sonoro 5-2 con cui l’Udinese ha sbancato San Siro, è arrivato come la manna per il popolo nerazzurro, desideroso di mandare in archivio la peggior stagione (come piazzamento) dell’era Moratti: un nono posto che ha ritoccato verso il basso il record negativo stabilito nella stagione 1998/1999, con la squadra interista che chiuse in ottava piazza.
Per dimenticare tutta l’amarezza che ha caratterizzato l’Inter 2012/2013, è necessario voltare in fretta pagina e pensare al futuro, scegliendo una guida tecnica su cui fare affidamento e rinforzando una squadra che ha mostrato lacune anche con la rosa al completo.
Le parole di Moratti, rilasciate nelle passate settimane, avevano lasciato un buon margine di serenità a Strama, ma il disarmante punto sui 15 a disposizione conquistato nelle ultime 5 gare di questa regular season potrebbe aver reso perplesso anche il patron nerazzurro, assente ieri alla debacle della sua squadra con i friulani.
Se, da un lato, Stramaccioni sembra essere un tecnico serio e preparato (alzi la mano chi, il 3 novembre, sarebbe andato allo Juventus Stadium con il trio Cassano-Palacio-Milito dal primo minuto), dall’altro la giovane età e l’assenza di dirigenti “che mettono la faccia davanti alle telecamere” potrebbero esporlo a ulteriori brutte figure.
Questo epilogo di campionato, inoltre, potrebbe aver minato la pazienza dei tifosi: non è difficile immaginare una pioggia di fischi se, nella prossima stagione, l’Inter targata Strama dovesse incappare in un paio di passi falsi interni, cosa più volte accaduta quest’anno, vedi Siena e Bologna. Sarebbe quindi conveniente lasciare il tecnico romano sulla panchina della Beneamata, nonostante una spada di Damocle sulla testa già a partire dai primi impegni ufficiali?
Su questo si interroga la dirigenza di Corso Vittorio Emanuele, valutando anche delle alternative. Mazzarri è il nome forte per il “dopo Stramaccioni”: allenatore affidabile, vincente e in grado di gestire piazze “calde” come Napoli. In molti vedono nell’ex tecnico dei partenopei l’uomo giusto per rilanciare la compagine interista, ma ci sono alcuni elementi da prendere in considerazione.
L’addio di Mazzarri al Napoli è da vedere come un chiaro sintomo di mancanza di motivazioni, ma anche come la consapevolezza che la campagna acquisti non sarebbe stata di suo gradimento: i nomi di Nainggolan e Astori, giocatori di rilevo, ma non ancora consacrati nel panorama mondiale, non avrebbero permesso ai partenopei, secondo l”ex allenatore di Reggina e Samp, di compiere un ulteriore passo in avanti.
L’Inter, dal canto suo, sembra aver spostato la linea del taglio degli ingaggi, rendendo quasi impossibile l’arrivo di top players con contratti faraonici; questa politica mal si sposa con le probabili richieste di Mazzarri e a suffragio di questa tesi vi è un dato rilevante: negli ultimi 3-4 anni il Napoli, pur mantenendo un tetto salariale più basso rispetto alle milanesi e alla Juve, ha raddoppiato il totale degli ingaggi dei suoi calciatori, a testimonianza di come Mazzarri chieda molto sia sul campo che in sede di calciomercato.
Il classico terzo incomodo della storia sembra essere più una suggestione che un reale obiettivo: si tratta di Roberto Mancini, esonerato qualche giorno fa dal Manchester City in seguito alla brutta sconfitta nella finale di FA Cup contro il modesto Wigan. Il Mancio, amato ancora oggi da molti fans nerazzurri, oltre a doversi dimezzare lo stipendio, dovrebbe fare i conti con una disponibilità limitatissima rispetto ai “pozzi senza fine” degli sceicchi del City: per questi motivi rivederlo in nerazzurro è una sorta di utopia.