Mazzarri e il fattore “M”

Mancini Mourinho MazzarriOrmai è ufficiale: Mazzarri sarà il nuovo allenatore dell’Inter. Il tecnico toscano ha firmato un contratto biennale che lo legherà ai nerazzurri fino al 2015.

Data quindi la certezza che sarà l’ex allenatore del Napoli l’uomo del nuovo corso, ora occorre chiedersi se sia il nome giusto per riportare l’Inter in alto. Sotto vari punti di vista (preparazione, serietà, esperienza, fame di vittorie) Mazzarri sembra il mister che serve all’Inter, ma c’è qualcosa di più che potrebbe aiutarlo nel suo viaggio nerazzurro: il fattoreM“.

Parliamo di cabala, ovviamente. I personaggi il cui nome inizia con la lettera “M” hanno sempre avuto un ruolo chiave nei recenti successi dell’Inter. Basti pensare che se non ci fosse stato lui (Moggi), la striscia di vittorie e scudetti, iniziata con l’assegnazione a tavolino dello scudetto revocato alla Juve, forse non sarebbe nemmeno cominciata o, molto più probabilmente, sarebbe iniziata qualche stagione prima. Quell’anno sulla panchina nerazzurra c’era Mancini, con lui e Mihajlovic arrivarono altri due scudetti: erano gli anni dell’Inter dei record, padrona incontrastata dell’Italia del calcio.

Moratti però voleva la Champions, diventata, dopo 45 anni di attesa, qualcosa di più di un sogno. Così arrivò Mourinho, che al presidente tanto ricordava il “Mago” Herrera, l’artefice dell’ultimo trionfo europeo della Beneamata, quando il patron era ancora Moratti senior. Mou chiese subito diversi rinforzi per dare una dimensione europea all’Inter. Tra questi c’era anche Mancini, l’ala destra della Roma, ma si sa, non basta una “M” nel nome per fare la storia nerazzurra.

Altra storia quella di Mario Balotelli, che aveva brillato la stagione precedente con Mancini, dando una mano importante per la conquista dello scudetto, ma con Mou non si intese mai. Supermario restò comunque altri due anni all’Inter e il suo apporto fu importante per raggiungere il triplete. Un momento indimenticabile, arrivato a Madrid, grazie al successo nella finale di Champions firmato da due reti di Milito. Poi, subito dopo il fischio finale e i festeggiamenti, Mourinho se ne andò: la panchina del Real era lì che aspettava, ci fu tempo solo per un abbraccio d’addio con Materazzi, anima dello spogliatoio dei campioni.

Da quel 22 maggio 2010 sembrano passati molto più di tre anni. I successi e le soddisfazioni non sono mancati del tutto nelle ultime stagioni: ci sono stati i due trofei (Supercoppa italiana e Mondiale per Club) di Benitez, la Coppa Italia con Leonardo, la vittoria contro la Juve nella sua casa e i derby vinti con Strama. A poco a poco, tuttavia, i trofei si sono allontanati dalla Pinetina e quest’anno si è toccato il punto più basso, il record di sconfitte dell’Inter e il nono posto i classifica.

Chissà che Mazzarri, anche solo per la buona sorte che il suo nome dovrebbe portare all’Inter, possa riuscire nell’impresa di cambiare il destino della squadra. C’è molto da lavorare, ma quella è la cosa che il mister ex Napoli sa far meglio. L’importante sarà permettergli di farlo in un ambiente sereno, con una società a lui vicina e con dirigenti pronti ad ascoltarlo e a risolvere i problemi senza crearne di nuovi. Dall’addio di Mourinho non è più stato così, forse è perché serviva il fattore M“.

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