“Il drago e la Beneamata“. Un accostamento che ricorda il titolo di una di quelle fiabe che ascoltavamo da bambini poco prima che ci venissero rimboccate le coperte. Nella trama di tali racconti sarebbe estremamente fantasioso incontrare un mostruoso drago aiutare una fanciulla indifesa, anziché minacciarne la vita a colpi di palle infuocate. Nella realtà, invece, non è impossibile un simile evolversi e ciò è testimoniato dalla lunga storia d’amore tra Dejan Stankovic e l’Inter.
Ogni favola che si rispetti inizia con un “C’era una volta…” e anche la nostra non fa eccezione. Tanto tempo fa, nel lontano gennaio 2004, il giocatore serbo tinse la propria pelle di nerazzurro, dopo aver compiuto l’impresa di vincere lo scudetto (e non solo) nelle fila della Lazio. L’amore tra Deki e i suoi nuovi tifosi divampò da subito come una di quelle fiammate che, partendo dal suo piede destro e dirigendosi verso la porta avversaria, bruciano letteralmente i guantoni del malcapitato portiere di turno.
Spesso si è trattato dell’estremo difensore del Milan, che rappresenta una delle più gustose vittime sacrificali di Stankovic. Quattro reti, infatti, sono state da lui messe a segno contro il Diavolo: la rete della speranza nel suo primo derby (poi vanificata nel 3-2 finale dal sigillo di Seedorf, ndr), la firma apposta sulla rocambolesca vittoria per 4-3 del 2006 e sulla sfida conclusasi 2-1 tre anni più tardi, fino ad arrivare alla spettacolare stoccata che sugella un derby di mouriniana memoria.
Come in ogni fiaba e come reso noto dallo schema realizzato da Propp per tale genere letterario, c’è sempre un momento di rottura in cui tutto sembra protendere verso una sonora sconfitta del nostro eroe. L’arrivo dello Special One potrebbe dapprima coincidere con la cessione del poliedrico centrocampista, corteggiato e trovatosi la stessa estate ad un passo dal vestire la maglia della Juventus. Ecco, però, che proprio quando tutto appare ormai perduto, prende forma il più classico dei colpi di scena e il serbo rimane all’Inter, giusto in tempo per diventare campione d’Italia, d’Europa e del mondo intero. Le sue abilità balistiche non smettono di incantare i suoi tanti estimatori e i più bei fotogrammi della sua carriera si arricchiscono grazie alle reti realizzate da distanza siderale contro Genoa e Schalke 04.
Le tribolazioni del drago nerazzurro, però, ricominciano a farsi incalzanti sul finir della stagione 2011/2012, quando ad arrestare il suo moto perpetuo ci ha pensato un grave infortunio al tendine d’Achille che lo ha tenuto fuori dai campi per ben nove mesi, impedendogli di aiutare la sua Beneamata ad uscire dalle mille peripezie incontrate sul proprio cammino.
Il finale della storia, che prevede un possibile approdo nella Major League Soccer, presenta una duplice interpretazione: da una parte lo sconforto per un addio imminente, dall’altra un profondo sentimento di riconoscenza per il drago che ha infiammato i cuori di migliaia di tifosi.