Ormai da anni si parla di rimodernare i nostri stadi che sono vecchi ed usurati. Una svolta in tal senso potrebbero darla i lavori in programma per lo stadio Giuseppe Meazza a Milano.
L’idea è quella di sfruttare le risorse naturali come l’acqua piovana e il sole, realizzando due vasche sotterranee nelle quali far dirottare l’acqua che verrà raccolta sulla copertura; tutto ciò comporterebbe un risparmio di acqua potabile quantificabile intorno al 60%.
Per quanto concerne gli impianti fotovoltaici, si sta ancora studiando dove realizzarli. I progettisti vorrebbero sfruttare gli ex parcheggi che oggi sono dei cantieri e quindi installare proprio in quell’area i pannelli solari, vista l’impossibilità di utilizzare il “tetto” dello stadio, in quanto ci sono zone d’ombra.
L’obiettivo è quello di portare nella città meneghina la finale di Champions League del 2016, un evento per il quale la Uefa richiede tutte le misure di sicurezza del caso e che passa anche dal rilancio della zona al di fuori dello stadio.
Le due squadre milanesi dovranno essere attive in questa fase e dovranno discutere con il Comune del futuro dello Stadio del Trotto, di proprietà della Snai e che Milan e Inter vorrebbero acquistare per realizzare un “quarto anello” per costruirci parcheggi, ristoranti ed anche un parco.
Già per quanto riguarda i bagni del Meazza, le società hanno dato un apporto economico straordinario, viste le numerose proteste degli spettatori ogni domenica. Non è stata una semplice ristrutturazione, ma un vero e proprio smantellamento, di un rifacimento totale come dimensioni e quantità (saranno raddoppiati diventando circa 200), su tutti e tre gli anelli, per una spesa totale di circa 16 milioni di euro.
Nel frattempo sono già iniziati i lavori per il nuovo store e per il museo delle due squadre, ci saranno meno cimeli, ma sarà improntato più sulla città e la sua storia; inoltre verrà rifatto tutto il primo anello arancio che conterà meno posti a sedere, ma di maggiore qualità.
Tutto questo per ospitare la finale di Champions 2016: se queste sono le premesse non è un’utopia sperarci.
Antonio Pilato