Vuole restare. Perché non accontentarlo? Andrea Ranocchia è tornato a parlare in settimana, ormai abituato a passare l’estate al centro delle voci di calciomercato, per ribadire la sua volontà di continuare a vestire nerazzurro anche quest’anno.
Prima le voci di un’improbabile cessione alla Juventus, poi quelle, a tratti comiche, di un ancora più improbabile scambio col rossonero Nocerino. Destinazioni e valutazioni quasi offensive per il venticinquenne difensore umbro, talento purissimo anche se ancora non del tutto espresso.
E’ una storia sconnessa quella di Andrea Ranocchia con la maglia dell’Inter. Arriva nel gennaio 2011 per una cifra totale di poco superiore ai diciotto milioni e diventa subito un pilastro della squadra di Leonardo, che vede la rimonta scudetto bruscamente arrestarsi nel derby a poche giornate dal termine. Tutti si aspettavano la definitiva consacrazione nella stagione successiva, che invece viene archiviata come semidisastrosa: Gasperini prima e Ranieri poi non credono in lui, preferendogli un Lucio ormai ben oltre il viale del tramonto. Andrea accusa il colpo e, nelle rare occasioni in cui viene impiegato, appare goffo ed insicuro.
È l’arrivo di Stramaccioni a restituire certezze e fiducia a Ranocchia, che diventa imprescindibile sia nella difesa a tre che in quella a quattro disposte dal tecnico romano. Andrea gioca una prima metà di stagione meravigliosa, probabilmente nel suo ruolo secondo solo a Barzagli, contro il quale vince il confronto diretto allo Juventus Stadium. Da quella gara in poi, complici i ripetuti malanni fisici e il calo di rendimento generale della squadra, il numero 23 nerazzurro non sarà più lo stesso, costretto a giocare spesso infortunato per mancanza di alternative.
Con l’arrivo di Mazzarri, accompagnato dal fido scudiero Campagnaro, Ranocchia dovrebbe finalmente essere dirottato al centro della difesa, ereditando il ruolo che è stato e ancora è di Samuel, alle prese però con un ultimo anno in cui dovrà necessariamente ridurre al minimo gli sforzi. È il momento giusto per fare il salto di qualità definitivo e necessario per prendere in mano prima l’Inter e poi la Nazionale.
Il talento c’è, è lì da vedere. Ma soprattutto, da tenere.