Ultimo secondo di gioco, al terzo minuto di recupero, della prima giornata di campionato: la nuova Inter targata Walter Mazzarri è avanti di due reti sul Genoa e si appresta a conquistare i primi tre punti della stagione. San Siro è pronto ad applaudire la prova incoraggiante dei nerazzurri, tutti sono in attesa del triplice fischio finale del signor Guida. Ma, ad un passo dalla fine della partita, arriva per Fredy Guarin un cartellino giallo che a molti è sembrato del tutto inutile: entrataccia da dietro su Kucka in una zona del campo, a 50 metri dalla porta difesa da Handanovic, in cui neanche il divino Messi avrebbe rappresentato un serio pericolo.
E invece quell’ammonizione ha un significato importante, è la chiara immagine del nuovo spirito portato a Milano dall’allenatore di San Vincenzo. A cinquanta giorni dal suo primo incontro con la squadra, infatti, Full Metal Walter sembra aver già impresso nella mente del gruppo nerazzurro quella cattiveria agonistica che è stata uno degli elementi chiave nella sua splendida avventura napoletana.
Grinta, voglia di riconquistare subito il pallone, inserimenti continui senza palla (soprattutto dei centrocampisti) sono componenti che dimostrano che le idee del nuovo tecnico sono state ben apprese e che la condizione fisica, frutto del lavoro fatto durante la preparazione estiva, è già a buon punto.
E’ dunque un’Inter guerriera quella che Mazzarri sta plasmando, una squadra pronta a vendere cara la pelle e a non tirare mai indietro il piede, proprio come avvenuto all’ultimo secondo contro gli uomini di Liverani. Tutti devono correre, anche chi non è portato per natura al sacrificio: l’Alvarez di domenica è piaciuto proprio per questo, perché alle giocate di qualità ha abbinato tanta corsa e molti palloni sradicati dai piedi degli avversari.
Uno spirito nuovo, dunque, un’aggressività che mette in mostra una compagine viva e vogliosa di diventare protagonista dopo una stagione, quella passata, da dimenticare; l’atteggiamento propositivo dei nerazzurri, però, non può nascondere i limiti che si sono visti nella fase di costruzione dell’azione, ancora troppo lenta e da perfezionare con il lavoro assiduo sul campo e magari con qualche innesto last minute.
Da fare c’è ancora tanto, ma questa voglia di lottare su ogni pallone può nascondere molti dei limiti tecnici che questa Inter, priva dei tanti campioni del passato, ha e deve in qualche modo nascondere. E poi se chi ben comincia è a metà dell’opera…