Massimo ci ha messo un po’ di anni prima di raggiungere il tetto del mondo con la sua “creatura”, quell’Inter che in precedenza aveva vissuto un’altra era gloriosa grazie al padre Angelo, artefice di una squadra costruita per vincere tutto, contro tutti.
Ora, come lui stesso ha ammesso, è giunto il momento di dare una scossa in società, non per mancanza di interesse o per il venir meno di quella passione di cui si parlava prima, ma per la necessità di creare un management forte, in grado di ridare all’Inter quello che in questi ultimi tre anni è venuto meno. Ridare un prestigio internazionale, ridare la possibilità di lottare per qualcosa di importante, ridare ai propri tifosi gioie e sicurezze, principalmente dal punto di vista economico.
L’ingresso, ormai imminente, di Erick Thohir ha proprio come obiettivo quello di dotare la società di maggiore stabilità e potere economico, regalando così a tutto il popolo nerazzurro maggiori certezze circa la continuità di risultati raggiungibili dal club, in un panorama calcistico che, soprattuttto negli ultimi anni, ha visto l’ingresso di investitori esteri in club di spessore e non.
Senza investimenti di un certo tipo, abbinati a uno stile di governance sano e votato alla crescita nel medio/lungo termine, diventa quasi impossibile oggigiorno reggere il confronto con i nuovi colossi del calcio mondiale (diventato ormai una vera e propria business machine).
E’ finita un’era. Un’era in cui la bacheca nerazzurra si è arricchita di coppe e trofei, di maglie di campioni e di allenatori di livello. Un’era in cui i vari giocatori approdati in società hanno lasciato a tutto il popolo interista un ricordo che difficilmente sbiadirà. Ronaldo, Crespo, Eto’o, Milito, sono stati i bomber che hanno fatto esplodere diverse volte la Curva Nord. E come dimenticare i vari campioni del passato e soprattutto il capitano, il “suo” capitano, Javier Zanetti. Tutti “figli” di un presidente che prima di tutto è stato un tifoso, proprio come noi; un uomo che vive di quelle emozioni e sensazioni che solo i colori del cielo e della notte possono regalare.
Un presidente così, che ha dato anima e corpo per un progetto che ha regalato grandi vittorie, non si può dimenticare. “Ora e sempre, Moratti Presidente”, intonava San Siro nelle notti di gloria. Una testimonianza dell’affetto che lega il patron ai suoi tifosi e che un “passaggio di consegne” non potrà certo cancellare.
This post was last modified on 1 Settembre 2013 - 02:08