Bianchetti: “Capitano in nazionale, ma a Verona non gioco. Se mi fossi chiamato Luis Blanco…”

intervista BianchettiDa un canterano nerazzurro all’altro. La fascia di capitano dell’Under 21 azzurra è passata dal braccio di Luca Caldirola a quello di Matteo Bianchetti. Il difensore classe ’93, in comproprietà tra Inter e Verona, è una scoperta di Devis Mangia, che l’ha avuto in Primavera a Varese e l’ha lanciato nel playoff vinto con la Svezia.

È già una certezza per Di Biagio, che sta puntando forte su di lui per il nuovo corso, mettendogli al braccio la fascia di capitano. È un “signor nessuno” per Mandorlini che a Verona lo lascia regolarmente in panchina. Per ora Bianchetti si gode lo spirito, l’entusiasmo, i bei giorni dell’Under dove tutto scorre e le scorie si levano: Sono orgoglioso di essere diventato capitano. Non me l’aspettavo. La squadra è buona, le potenzialità ci sono, ma non fidiamoci del Belgio. Loro non sono arrivati in Israele e hanno cominciato il nuovo corso prima di noi. Quindi, sono avanti di un anno. Dovremo lottare”.

A Mangia lei deve tanto…

“Tantissimo. Mi dispiace che sia andato via, ma capisco la sua scelta: voleva allenare in un club. Mi ha dato molta fiducia”.

Mandorlini decisamente meno. Le ha fatto almeno i complimenti per le gare all’Europeo e i progressi in azzurro?

“No”.

Ahi…Ma qui il problema è più ampio. Gli italiani dell’Under (argento a Gerusalemme), sono ignorati in Serie A, a vantaggio degli stranieri. Che, spesso, non sono dei fenomeni.

Se mi chiamavo Luis Blanco giocavo titolare. Eccome. Io non so dove sia il cuore del problema, ma di fiducia in noi ce n’è poca”.

Con Mandorlini ha provato a parlarne?

“Non c’è particolare dialogo. Lui è uno che non parla tanto”.

Però il Verona va forte…

“Assolutamente. Fidatevi: è una bella squadra che può ambire a una salvezza più che tranquilla. La società ha fatto un ottimo mercato. Io sto bene, ora ho ritrovato anche due amici come Sala e Longo, ma, soprattutto, proverò in tutti i modi a mettere in difficoltà l’allenatore. Mi impegnerò al massimo. Voglio e devo giocarmela”.

Che tipo è Toni? Se l’aspettava questo avvio col botto?

“È forte, si vede che è un campione di alto livello. Marcandolo ogni giorno, imparo sempre qualcosa. Ha mestiere, conosce tutti i trucchi. Ed è un grande professionista. Arriva al campo con una voglia incredibile, è un vero esempio per tutti noi”.

 

Fonte: La Gazzetta dello Sport

Gestione cookie