Campagnaro, come ci si sente a giocare Inter-Juve, dopo 90 minuti e così tanti chilometri?
“Per ora riesco a tenere gli occhi aperti e non è poco. Ma la situazione non è drammatica; c’è ancora tempo per recuperare e presentarsi in buone condizioni fisiche. Sul piano nervoso, mi sento prontissimo, come tutti. Da questo punto di vista, avrei potuto giocare un minuto dopo essere arrivato a Malpensa”.
Il presidente Moratti, quando lei era già in Argentina, ha detto: pensavo che Campagnaro fosse forte ed è per questo che lo abbiamo preso, ma dopo le prime due partite di campionato ho scoperto che è ancora più forte di quanto pensassi… Commenti?
“Più che altro ringrazio il presidente per quanto ha detto. Questo è un grande elogio. Io, come gli altri, ho cominciato bene, ma siamo solo all’inizio. Quello che è importante è continuare così”.
Nessuno conosce Mazzarri come lei. È così severo come dicono tutti?
“Questa è la mia settima stagione consecutiva con lui. Dalla Samp all’Inter, passando per quattro stagioni al Napoli. La sua forza è la capacità di far diventare una squadra il gruppo di giocatori dai quali parte; chiede molto, ma dà molto; sa spiegare benissimo che cosa vuole; con lui tutti sanno come muoversi, dove andare, come giocare. Prova e riprova tutto durante la settimana. Questo avvicinamento alla partita con la Juve è stato particolare per lui, perché non aveva i nazionali. Ma so che ha lavorato molto e bene con chi è rimasto. È esigente, ma fra noi non c’è nessuna crisi del settimo anno. Anzi, semmai è il contrario”.
Lei ha firmato per l’Inter quando Mazzarri era ancora un’idea lontana. In compenso il Napoli stava volando verso un posto in Champions League, mentre i nerazzurri arrancavano. Come mai, pur essendo titolare nel Napoli, ha scelto questa sfida?
“Io ero in scadenza di contratto; all’inizio la trattativa sul rinnovo con il Napoli era difficoltosa; non volevo arrivare all’ultimo giorno a decidere il mio futuro, anche perché nel calcio c’è sempre il rischio di farsi male e io ho 33 anni. Ho valutato varie situazioni e ho scelto l’Inter, perché era una sfida molto affascinante. Sono contentissimo di essere qui”.
Ha scelto di vivere a Milano, come ha trovato la città?
“Spero di riuscire ad andare in centro. Fra il ritiro a Pinzolo, la tournée in America, gli allenamenti, il campionato, la nazionale, non ho ancora visto piazza del Duomo. Ma c’è tempo”.
Come si fa ad avere 33 anni e a non sentirne il peso?
“Allenandosi molto di più di quando si è giovani. Alla mia età, più si lavora e meglio si sta”.
Arriva la Juve: fa paura?
“Paura no, ma abbiamo grande rispetto per la squadra che ha vinto gli ultimi due scudetti. la forza della Juve è anche nella qualità della rosa; hanno ricambi molto forti. Non c’è Marchisio e gioca Pogba, e questo dice tutto. Così anche chi si sente titolare è obbligato a dare sempre tutto, anche in allenamento, per non perdere il posto”.
C’è chi, come Buffon, sostiene che l’Inter sia come la Juve di due anni fa. Ha ragione?
“È presto per dirlo, molto presto. È importante aver cominciato bene; lo è per noi, perché vincere dà fiducia e perché si vede che siamo sulla buona strada: stiamo crescendo e migliorando giorno dopo giorno. Ma queste due vittorie sono importanti anche per i nostri tifosi, che hanno ritrovato la voglia di tifare per l’Inter. L’abbiamo visto nella prima partita di campionato con il Genoa, a San Siro c’era un bellissimo clima. Si respirava la passione di chi ci segue”.
Perché l’Inter dovrebbe riuscire a battere la Juve?
“Perché c’è grande voglia di far bene; perché siamo partiti forte; perché questa è una squadra della quale ci si può fidare. Abbiamo dimostrato di avere già un buon gioco; siamo una squadra equilibrata e che sa che cosa deve fare. Non so se vinceremo, anche se lo spero; penso che faremo una bella partita, perché ci sono tutte le condizioni per farlo. E credo che la partita contro la Juve giocata in America, anche se era in piena fase di preparazione ci sia servita per capire tante cose”.
This post was last modified on 13 Settembre 2013 - 17:14