Cagliari-Inter 1-1, la lavagna tattica

analisi tattica Cagliari InterNella trasferta del “Nereo Rocco” di Trieste, l’Inter regala a mister Mazzarri più luci che ombre. Su un campo ai limiti della praticabilità, reso pesante e insidioso dalla pioggia copiosa, i nerazzurri offrono una prestazione di grande qualità che, al netto di una sfortunata e fortuita deviazione, avrebbe dovuto tradursi in una vittoria più che legittima. Considerato il poco tempo a disposizione per poter scaricare le tossine lasciate in eredità dalla partita casalinga contro la Fiorentina e preparare la trasferta con il Cagliari di Lopez, il mister toscano decide saggiamente di mischiare un pò le carte rispolverando qualche uomo tenuto un pò in naftalina. Nonostante i timori della vigilia, i nerazzurri lasciano in consegna al proprio allenatore ottime indicazioni in una gara particolarmente delicata contro una delle squadre più rodate ed organizzate della massima serie.

L’ANALISI TATTICA

COSA HA FUNZIONATO – Grande impatto sulla gara e grande approccio degli uomini di Mazzarri che, in quest’inizio di campionato, hanno sempre dato l’impressione di non sbagliare l’ingresso in gara. L’Inter c’è con la testa, con il cuore, con l’organizzazione e, soprattutto, con le idee. La sensazione è che ognuno reciti a memoria il proprio copione esaltando magistralmente l’applicazione corale e collettiva. Ancora una volta ottima gestione dell’ampiezza ed ottimo sfruttamento degli esterni che trovano sempre lo sfogo in profondità. Complice lo schieramento tattico dei sardi e la difficoltà degli interni isolani di scivolare sugli esterni garantendo raddoppi e coperture, gli stantuffi di fascia nerazzurri annichiliscono i propri dirimpettai. Sontuosa gara di Yuto Nagatomo che, dirottato a destra, ha praticamente asfaltato Avelar con un ritmo incessante e tambureggiante. Bene la retroguardia che, al cospetto di un campo insidioso e di attaccanti sempre bravi a lavorare in orizzontale, non ha concesso particolari sbavature o patemi. Bene il centrocampo nel giro palla, nel passaggio lungo e corto, nei sistematici cambi di gioco sugli esterni che stanno diventando una costante recitata a memoria. Positiva la prestazione di un Guarin apparso meno involuto, più pragmatico e particolarmente incisivo. Discreta prestazione di Belfodil che ha interpretato bene il ruolo di Palacio, giocando con la linea avversaria e creando, grazie ai suoi movimenti laterali, superiorità numerica sugli esterni e spazio per le incursione dei centrocampisti.

COSA NON HA FUNZIONATO – In una gara più che positiva che lascia l’amaro in bocca soprattutto per il risultato finale, l’Inter ha dimostrato di dover ancora crescere nella gestione del vantaggio e su tale aspetto Mazzarri dovrà lavorare, anche se, molto probabilmente, maggiore esperienza, maggior affiatamento e maggiore maturità potranno incidere positivamente su quello che è un piccolo neo. Da migliorare, in alcune fasi, la velocità di trasmissione della palla, la gestione di alcune ripartenze e, soprattutto, la freddezza sotto porta. La sensazione è che, con un pizzico di cinismo in più, i nerazzurri possano congelare anticipatamente le partite, soprattutto in situazioni di vantaggio. Se da un lato, gli uomini di Mazzarri tendono a vanificare transizioni e contropiede, dall’altro lato tendono a subirne con troppa facilità. La volontà di andare a prendere l’avversario e il risultato dovrebbe sposarsi sempre con la ricerca di un equilibrio che impone di non scoprire pericolosamente il campo. Un ultimo appunto a mister Mazzarri che, forse, se avesse pensato di inserire un centrocampista fresco in luogo di un Kovacic stremato avrebbe potuto contare su una risorsa in grado di uscire in pressione sui centrocampisti avversari con più incisività e più celerità. Molto probabilmente il gol di Nainggolan si sarebbe evitato.

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