Inter-Roma 0-3, la lavagna tattica

analisi tatticaLa nuova Inter di Mazzarri, purtroppo, si ferma sul più bello, proprio al primo incrocio pericoloso. Un battuta d’arresto inaspettata, un passaggio a vuoto non preventivato, soprattutto per le proporzioni del risultato. Un risultato – inutile negarlo – impietoso ma velatamente bugiardo, soprattutto per le sensazioni che i nerazzurri hanno offerto in una prima frazione di gara dove Handanovic ha dovuto raccogliere ben tre volte la palla in fondo al sacco, nonostante non fosse stato quasi mai impensierito. Un’Inter punita forse da una squadra nell’occasione superiore, ma penalizzata anche da episodi nefasti, errori individuali e frenesia da rincorsa.

L’ANALISI TATTICA

COSA HA FUNZIONATO – Durante tutto il primo tempo, l’Inter ha condotto le danze, mantenendo il possesso palla e cercando di scardinare l’arcigna difesa giallorossa attraverso l’aggiramento sugli esterni. In parte i nerazzurri sono anche piaciuti, hanno tentato di costruire con il consueto ritmo, con le proverbiali sovrapposizioni, creando superiorità numerica sulle fasce e qualche potenziale brivido alla porta di un De Sanctis, salvato soltanto dal palo sul fendente di Guarin. Non si può dire che all’Inter sia mancata la voglia, la cattiveria agonistica, la determinazione e la convinzione di potersela giocare. Encomiabili, a tratti, Palacio e, soprattutto, Alvarez che ha cercato di caricarsi la squadra sulle spalle. Bene, nella ripresa, Handanovic che, con la propria squadra, protesa disperatamente in avanti, ha salvato la propria porta a più riprese, evitando un passivo maggiormente mortificante.

COSA NON HA FUNZIONATO – Bisognerebbe capire bene se l’Inter sia stata troppo piccola o se la Roma sia stata troppo grande. La lettura della gara non può prescindere dal dato che i nerazzurri hanno subito gol al primo tiro in porta e, successivamente, su errori individuali e di valutazione, in seguito a chilometrici contropiede. In situazione di svantaggio, la squadra di Mazzarri ha dato l’impressione di perdere un tantino la bussola e di farsi assalire dall’ansia della rimonta. Il risultato più naturale è stato una leggera perdita di equilibrio, un piccolo sfilacciamento tra i reparti dovuto al fatto che sia gli esterni che i difensori centrali sono diventati iperpropositivi, cercando forsennatamente di riconquistare la palla con una pressione disomogenea. Il problema è nato dal fatto che con una linea difensiva a 3 bisognerebbe rischiare di farlo con palla centrale dove si ha sempre comunque una copertura, mentre gli uomini di Mazzarri hanno cercato di farlo scelleratamente con palla laterale. A quel punto le maglie della difesa interista si sono allentate, il lavoro di raccordo tra centrale ed esterno ha perso consistenza e si è venuta a creare una sistematica parità numerica tra i difensori dell’Inter e gli attaccanti della Roma. Ad accentuare questo criticità, da un lato gli errori individuali di una difesa stranamente svagata (a salvarsi il solo Rolando, con un Pereira in versione comica), dall’altro la bravura nel palleggio dei centrocampisti giallorossi, la genialità di Totti nel calamitare palloni ed avversari, e la velocità delle bocche di fuoco (Gervinho e Florenzi), abili ad infilarsi nelle praterie nerazzurre a rimorchio e a supporto del loro capitano. Mazzarri ha provato invano a dare la scossa cambiando interpreti e moduli (ha proposto prima il 4-3-3 e poi il 4-4-2). Il prodotto, purtroppo, è rimasto lo stesso. Adesso la sosta, per ricaricare le pile e riordinare le idee.

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