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Top&Flop dell’era Moratti: I PORTIERI

Come i fotogrammi che si susseguono nella nostra mente dopo la fine di una storia d’amore o gli highlights elaborati meticolosamente dal cervello, mentre affrontiamo una situazione di pericolo estremo. L’era Moratti, iniziata nel febbraio del 1995, volge al termine ed è inevitabile che sgorghino liberamente davanti ai nostri occhi le storiche immagini e scorrano sulla nostra pelle le vibranti emozioni che ci ha riservato l’ormai precedente capitolo della saga nerazzurra. E’ scattata ufficialmente l’ora delle pagelle ed è giunto il fatidico momento riservato alla menzione di chi merita un posto nella “hall of fame” interista e di chi, invece, non ha lasciato segno alcuno del suo anonimo passaggio.

Esistono particolari ruoli che sembrano codificati nel DNA di ciascuna squadra di calcio e, nel nostro specifico caso, il ruolo in questione è quello dell’estremo difensore, ultimo baluardo esistente tra un attaccante e la sua esultanza. Una peculiarità, questa, manifestatasi anche prima dell’avvento di Massimo Moratti: gli esempi di Sarti, Bordon e Zenga non richiedono ulteriori precisazioni.

Considerando, appunto, gli ultimi diciotto anni, a meritare il gradino più basso del podio è, senz’altro, Francesco Toldo. Il portiere padovano approda ad Appiano nell’estate del 2001, dopo essersi esaltato, un anno prima, con la maglia della Nazionale e aver letteralmente sigillato la porta azzurra all’Amsterdam Arena contro i padroni di casa. Protagonista incolpevole di un periodo avaro di soddisfazioni per i colori nerazzurri e, poi, uomo spogliatoio in quello ricco di successi che ha coinciso con l’avvento tra i pali di Julio Cesar, il suo nome rievoca la reattività dimostrata ripetutamente durante la celebre notte europea contro il Valencia e il rocambolesco gol alla Juventus che permise, nei minuti finali, di riacciuffare in extremis il pareggio. L’impegno profuso nell’ambito del progetto “Inter Campus” si concilia con il suo essere un vero e proprio “gigante dall’animo gentile”.

Emblema della prima fase di presidenza-Moratti è, invece, Gianluca Pagliuca, cui spetta di diritto il secondo piazzamento nella nostra speciale classifica. Per dovere di cronaca, il suo acquisto risale al 1994 ed è da attribuire al precedente patron Ernesto Pellegrini: tuttavia il portiere ben presto diventa solido pilastro e punto di riferimento imprescindibile della nuova Inter. Riflessi tipici di un felino, interventi che mettono a dura prova le leggi della fisica e tempra morale ineguagliabile . Dimostra la proverbiale attitudine a non mollare mai, quando nel lontano 1998 para inutilmente un rigore a Del Piero, nonostante l’amarezza e la rassegnazione generale dopo l’anomala e discutibile direzione arbitrale.

Lionel Messi continuerà, basito, ad interrogarsi senza trovare alcuna risposta, rimuginando su quanto successo nella notte del Camp Nou, teatro della mancata remuntada blaugrana e dell’impresa che ha condotto l’Inter verso la finale di Madrid. Il suo tiro a giro, ricco d’effetto, non ha scalfito la corazza del portiere che, più di ogni altro, rappresenta la storia recente della Beneamata. Stiamo parlando di J. Cesar: istinto e umiltà, tecnica e carisma, simbolo di una fede ed eroe di quella lunga rincorsa durata quarantacinque anni.

Risulta alquanto proibitivo trovare l’intruso, indicando chi non merita una lode, ma una nota di demerito. Sebastien Frey sembra essere, in questo senso, l’indiziato numero uno e il “flop” di questa categoria, per non esser riuscito a esprimere in nerazzurro quel potenziale rivelatosi, nelle sue esperienze successive, decisamente elevato. Ma si sa, una regola trova conferma proprio nelle sue eccezioni…

 

 

This post was last modified on 1 Novembre 2013 - 04:42

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redazione