Mandorlini, riavvolgiamo il nastro. Siamo a fine luglio ed ha appena finito di assistere al varo dei calendari: Milan, Roma e Juventus nelle prime 5 giornate.
“Sono davanti alla tv e penso: ‘Sarà durissima’. E allora abbiamo fatto un lavoro estivo mirato a una buona partenza: per il precampionato sono stati scelti avversari tosti. Siamo andati ben oltre le aspettative. Non pensavo di trovarmi al quarto posto ma al tempo stesso dico che ce lo meritiamo”.
E ora cosa accade?
“E ora presto torneremo normali o magari continueremo a sorprendere, chi può dirlo… I tifosi è giusto che sognino, ma se parliamo di sorpresa bisogna dire che questa squadra ha una sua idea di gioco, è fondata su un progetto che parte da lontano”.
Jorginho, Iturbe, Toni.
“Tre giocatori importanti. Jorginho è bravo, può giocare in tanti ruoli, è duttile. Iturbe è stata una bella intuizione del d.s. Sogliano: nella rosa mancava un giocatore con quelle caratteristiche. Toni lo volevo con me già dopo Dubai e andò alla Fiorentina. Mi spiace tenere in panchina uno come Cacia che ha fatto 24 gol in B ma ora è giusto andare avanti con un certo assetto”.
Ha riportato il Verona in A dopo 11 anni. Lo scorso anno ha mai sentito la panchina in pericolo?
“Credo di non essere stato mai in discussione. La società è sempre stata al mio fianco”.
L’obiettivo resta la salvezza?
“Sì. Ma il nostro scudetto sarà conquistarla prima di tutti e ottenerla prima delle altre rivali significa aver fatto un gran torneo e al tempo stesso magari per noi ne comincerà un altro…”.
Cosa ha detto fin qui il campionato?
“Per lo scudetto sarà un duello Juventus-Roma con il Napoli un gradino sotto. Garcia? E’ stato bravo a dare un’organizzazione di gioco all’enorme talento dei suoi giocatori. La Roma ha tanti campioni, lui ha dato una sistemata”.
E’ un Mandorlini diverso rispetto alle precedenti esperienze in A con Atalanta e Siena?
“Credo di essere cambiato, cresciuto. Nei miei confronti spesso si è parlato sulla base di preconcetti: Mandorlini è un orso, Mandorlini ha un caratteraccio e cose di questo ti po. E invece quando una persona mi conosce bene si accorge che sono completamente diverso da come immaginava. Nella mia carriera ho avuto un paio di esoneri strani ma, a parte il Verona, non bisogna sottovalutare la promozione con l’Atalanta, i record con lo Spezia, lo scudetto e le coppe vinte in Romania. Si fa troppo in fretta a dimenticare le cose positive”.
Sabato a San Siro sfida l’Inter, la«sua»Inter. E’ ancora abbonato a Inter Channel?
“E’ vero (ride…) avevo l’abbonamento a Inter Channel. Non ho mai nascosto la mia passione: da ragazzino tifavo Inter, poi ci ho giocato, ho vinto lo scudetto dei record (58 punti, ndr) allenato dal mio maestro, Trapattoni. Per me questa non sarà mai una partita normale, entrare a San Siro mi dà sempre un’emozione speciale”.
Ricordi di quell’Inter 1988/1989?
“Un gruppo straordinario. Grandi campioni, grandissimo tecnico. Con Trapattoni ogni tanto ci sentiamo: gli ho rubato il modo di gestire il gruppo, lui era sempre diretto, parlava chiaro. Prima di andare via dal l’Inter mi disse: ‘In questa stagione ti ho impiegato poco, scusami. Ma ti rifarai presto quando smetterai di giocare perché diventerai un grande allenatore’. Sono sempre in contatto con Baresi (l’unico ancora in società, ndr), Ferri, Bergomi, Zenga…”.
Come valuta il passaggio del 70% dell’Inter da Moratti a Thohir?
“Ci ho creduto solo quando il cambio al vertice è diventato ufficiale: a un certo punto ho letto dell’invito di Pellegrini a formare una cordata italiana. Ho fatto il tifo per questa soluzione, peccato sia andata diversamente”.
Come vede l’Inter di Mazzarri?
“E’ un tecnico bravo che sta operando una ricostruzione, però quest’anno difficilmente lotterà per lo scudetto”.
Firmerebbe per un pareggio a San Siro?
“Non partiamo battuti perché il mio Verona ha un gioco, comunque firmerei perché così saremmo tutti contenti. (ride, ndr) Tutti chi? Il Verona e anche io…”.
Fonte: La Gazzetta dello Sport
This post was last modified on 25 Ottobre 2013 - 15:39