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Top&Flop dell’era Moratti: I DIFENSORI

Il loro mestiere è quello di disinnescare gli attacchi avversari e innalzare una barriera invalicabile alle falde della propria area di rigore. Una zona, questa, in cui la spettacolarità deve cedere il passo alla concretezza e il pragmatismo deve prevalere sulla ricerca estetica: il ruolo in oggetto è, ovviamente, quello del difensore centrale. Le note liete e quelle stonate si fondono in un’unica sconnessa sinfonia, mentre il nostro pensiero volge alla ricerca dei migliori e dei peggiori interpreti succedutisi nell’era Moratti.

Non, di certo, una “mission impossible” quella di stilare una classifica di merito che contempli i tre nerazzurri che, più di tutti gli altri, si sono distinti in questi ultimi diciotto anni.

La terza posizione si tinge di giallo, rosso e blu: i colori della bandiera colombiana, difesi fieramente da Ivan Ramiro Cordoba. L’accelerazione di un centometrista, l’elevazione di un cestista, lo spirito guerriero di un pugile e uno sconfinato amore per la maglia dell’Inter, con la quale ha vinto mille battaglie e vissuto altrettante emozioni. Un legame resistente al passare degli anni visto che, dopo aver appeso gli scarpini al chiodo nel 2012, il sudamericano ha occupato con orgoglio la prestigiosa carica di team manager.

Le lacrime sincere e il saluto commosso allo Special One nella splendida notte di Madrid sono tra quelle immagini che i tifosi della Beneamata non si stancheranno mai di rivedere. Il 5 maggio, l’incoronazione messa in atto in occasione del centesimo gol di Bobo Vieri, la doppietta contro il Siena a suggellare la conquista del quindicesimo scudetto, la maschera di Berlusconi indossata per festeggiare la vittoria sul Milan in un derby di mourinhana memoria, i Mondiali del 2006 vissuti da assoluto protagonista fino alla conquista del Triplete: queste sono le tappe principali della carriera di Marco Materazzi, difensore roccioso e idolo indiscusso della Curva Nord di San Siro.

La prima posizione non poteva non essere occupata, invece, da Walter Samuel. Più che al “Muro di Berlino”, in memoria degli sfortunati anni di Madrid, sarebbe più facile e legittimo accostarlo alla maestosa Muraglia Cinese. L’argentino, arrivato nel 2005 alla corte di Mancini, ha contribuito ad arricchire la già folta schiera argentina, diventando il leader indiscusso della retroguardia interista. Solidità, grinta, senso della posizione, stacco di testa imperioso e gioco d’anticipo rappresentano il suo bagaglio tecnico e quelle caratteristiche che un grande difensore dovrebbe sempre possedere. Insieme a Lucio ha costituito, nella stagione  2009/2010, un grattacapo non indifferente per gli attaccanti di tutta Italia e, soprattutto, dell’Europa intera, rendendo la compagine nerazzurra un fortino inespugnabile per i nemici.

A proposito del brasiliano, sembra doveroso citarlo, ma non inserirlo tra le prime tre posizioni della nostra classifica, visto che la fedeltà alla maglia e la continuità di rendimento nel corso degli anni sono da considerare parametri imprescindibili della nostra valutazione.

Cyril Domoraud, Nelson Rivas e Matias Silvestre, invece, continuano a manifestarsi nei nostri peggiori incubi, sconvolgendo il sonno di migliaia di tifosi interisti. Le sei presenze collezionate dall’ivoriano, nella stagione 1999-2000, bastano a motivare la decisione di privarsene immediatamente e ancor meno servirà al Milan, giusto il tempo di un’amichevole. Il colombiano sosterà di più dalle parti di Milano, vincendo anche due campionati e due supercoppe, non di certo per meriti propri. Dulcis in fundo Silvestre, vera e propria croce del reparto arretrato quando chiamato in causa da Stramaccioni per evidente mancanza di alternative.

La speranza è quella di non rivederli più dalle parti di Appiano, perchè perdere altre ore di sonno sarebbe deleterio per la nostra salute…

This post was last modified on 1 Novembre 2013 - 04:45

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redazione