Quello visto contro l’Udinese è un Esteban Cambiasso in versione Triplete: sempre concentrato e attento, l’argentino è un vero leader nel mezzo del campo, pronto in ogni istante a dare direttive ai suoi compagni: “Parlo tanto per il ruolo che occupo. Mi piace che la squadra giochi partite che ci danno soddisfazione. Da calciatore, sai che ci sono partite in cui soffri e altre in cui ti senti padrone. Ma è una bella soddisfazione affrontare le partite così, avendo l’obbligo di dominare. Anche dopo l’Atalanta, dopo un pari in un campo duro, ero tranquillo, perchè vedevo che la squadra era arrabbiata e voleva una reazione”.
Il Cuchu, ora che sta tornando Zanetti, dovrà restituire la fascia di capitano all’amico e connazionale: “Sono felice del rientro di Zanetti e non sono geloso della fascia. Anzi, avrei voluto restituirgliela prima. Sapete che rapporto abbiamo e so quanto lui possa essere importante per noi. La sua assenza si sente e sarò molto felice di restituire la fascia”. In quest’Inter si sente e si vede la mano di Mazzari e il numero 19 nerazzurro non ha problemi ad ammetterlo: “L’impronta dell’allenatore si vede, le sue squadre l’hanno sempre avuta. Pian piano anche noi stiamo trovando la stessa identità”.
Nonostante la classifica sia peggiore rispetto all’anno scorso, le impressioni sulla squadra sono totalmente diverse. “Al di là dei punti – spiega Cambiasso – siamo quarti per quello che sta facendo chi ci sta davanti. Siamo in costruzione. Alvarez? Ero convinto che potesse fare così bene. Il problema è che se lo avessi detto pubblicamente, avrei fatto solo dire che c’è la mafia degli argentini. Meglio stare zitti e aspettarlo. In passato ha avuto problemi fisici, ma ora ha continuità. Le sue potenzialità erano chiare a tutti, ma c’era bisogno di una struttura che lo potesse supportare e noi non riuscivamo a dare un aiuto. E’ lo stesso per Kovacic”.