In un’intervista esclusiva rilasciata al settimanale “Sette”, in edicola da venerdì 8 novembre, Massimo Moratti ha raccontato i suoi 18 anni di presidenza. Tanti gli argomenti trattati dall’ex numero uno nerazzurro, che spiega ancora una volta i motivi della sua decisione: “Nel 2011, dopo la Coppa Italia, ho pensato che fosse venuto il momento di fare un passo laterale, di trovare nuovi orizzonti per il club. Ho cercato una soluzione che ci aprisse nuovi mercati. E’ stato giusto farlo. Non ho mai pensato di essere presidente dell’Inter a vita“.
“L’Inter per tutti noi è sempre stata soltanto una passione”, spiega Moratti ricordando le parole del padre Angelo, quando, nel 1980, gli disse: “Dovresti vedere se si può prendere l’Inter, perché un’esperienza nel calcio va fatta. Aiuta a crescere, a soffrire, a migliorare”.
Si parla poi di alcuni giocatori simbolo della sua gestione: “Il primo che ho visto e scelto è stato Zanetti. Non avevo ancora preso l’Inter e mi era arrivata la cassetta di una partita dell’Argentina Under 20, per farmi osservare Ortega che non mi aveva entusiasmato e invece, cosa stranissima, mi ero lasciato incantare da un terzino che faceva cose che non avevo mai visto. L’abbiamo preso ed è ancora con noi. Adesso ho scoperto che viene dal pianeta Krypton e che giocherà ancora per 4-5 anni”.
Particolare anche la storia dell’acquisto di Paul Ince: “Un consigliere mi aveva sussurrato che sarebbe stato meglio evitare i calciatori di colore perché la curva la pensava diversamente. Già lo volevo prendere perché è un grande centrocampista. Così, forse non per provocare o forse sì, mi sono tolto l’ultimo dubbio ed è arrivato qui. La risposta del pubblico è stata fantastica”.
Impossibile non citare poi Ronaldo: “L’ho preso perché era fortissimo ma anche perché nessuno credeva che l’acquisto fosse possibile, visto che lui giocava nel Barcellona. È stato un ottimo affare, Ronaldo è arrivato a un costo alto, ma cinque anni dopo è stato rivenduto al doppio al Real e per l’Inter ha rappresentato un’immagine fortissima perché ci ha aperto al mondo”.
E sul pupillo Recoba, ammette: “Era un giocatore di grandissima classe, uno capace di sorprendere noi e se stesso, perché capace di realizzare qualcosa che non prepari ed è l’aspetto più bello”.
Dai campioni passati in nerazzurro agli ostacoli insormontabili che Moratti è stato costretto ad affrontare. Primo fra tutti, Calciopoli: “Mi sembrava di avere davanti un muro invalicabile. Nel 2006 avrei voluto cedere la società, poi prevalse il senso di responsabilità e il rispetto per l’impegno preso“.