E’ arrivato a Milano in punta di piedi, voluto da un Walter Mazzarri che vedeva in lui un “mattoncino” utile per ricostruire una squadra in caduta libera. Saphir Taider, complice l’avvio di stagione sfortunato della stellina Kovacic, si sta ritagliando un ruolo importante in questa nuova Inter.
Ospite di InterNOS, il centrocampista racconta del suo del suo approdo all’Inter e della sua infanzia in Francia, senza tralasciare progetti e speranze: “Il mio sogno è di vincere tante cose con la maglia nerazzurra – ha spiegato ai microfoni di Inter Channel – siamo solo all’inizio e devo fare ancora tanto per crescere”.
Il 21enne ex Bologna spende poi parole al miele per la sua famiglia: “Il mio idolo da ragazzino? Il mio fratello maggiore, anche lui calciatore professionista. Andavo sempre allo stadio a vederlo ed è anche grazie a lui se oggi sono il calciatore che sono. Andavo sempre a vedere il Tolosa per vedere lui. Oggi gioca nella massima serie slovena“. E sulla mamma, di origini algerine: “Mi ha sempre seguito e ha sempre voluto che io andassi bene a scuola per garantirmi un futuro. Ora che sono calciatore professionista è la prima tifosa che ho”.
Dal passato al presente: “Stare all’Inter è un sogno, è una grandissima squadra. E’ da quando sono piccolo che volevo raggiungere un top club, ora vorrei vincere tanti titoli per coronare definitivamente il mio sogno. Sono venuto in Italia a 19 anni e, arrivando così presto, speravo di poter raggiungere il più velocemente possibile una grande. Avere questa possibilità era il mio obiettivo”.
Alla domanda su chi l’abbia sorpreso di più fra i suoi compagni, il numero 21 risponde sicuro: “Il capitano Zanetti. Quando ero al Bologna mi dicevano che era impressionante a livello fisico, ora che l’ho visto posso assicurarlo. Non è una cosa comune arrivare a 40 anni con la sua freschezza“.
A proposito delle sensazioni provate finora, Taider racconta che “il momento più emozionante è coinciso con l’esordio da titolare, contro la Juventus in casa. Giocare in uno stadio del genere tutto pieno per una partita di questa importanza è qualcosa di impressionante, la gente non si può neanche immaginare quello che si sente dal campo, l’energia e il tifo del pubblico…”.
In chiusura, una domanda sul perchè della scelta della Nazionale algerina, considerate anche le origini francesi del padre: “Anche se sono nato e cresciuto in Francia, mi sono sempre sentito algerino. La mia famiglia è felice della mia scelta. Torno spesso in Algeria e ne approfitto quando posso andarci con la Nazionale. In Algeria è tutto più difficile, hanno meno disponibilità per i giovani, i talenti ci sono ma se non li fai crescere… Piano piano, però, stanno arrivando e il paese sta crescendo anche a livello calcistico”.
Antonio Simone