Nel segno della continuità, sarà Angelomario Moratti il vicepresidente del nuovo corso interista. Il figlio dell’ex numero uno nerazzurro ha parlato di questo e di tanto altro ai microfoni de Il Giorno. Si parte dal modo in cui la famiglia ha vissuto il passaggio di proprietà nelle mani della cordata indonesiana: “Mio padre non è triste come si potrebbe pensare, nè è stato meno loquace del solito. E’ una scelta fatta da tempo, condivisa in famiglia e che è stata portata avanti per il bene del club. Non ci sono mai stati ripensamenti, ma prima di fare il passo decisivo abbiamo voluto capire se questa cordata fosse davvero quella affidabile per rilanciare il club. Ci siamo fidati, abbiamo capito che era un’operazione giusta per tutti. Certo, dopo quasi vent’anni non è facile fare un passo indietro ma mio padre ha capito che era arrivato il momento“.
A proposito del suo ruolo, Mao spiega: “Ci sarà comunque un lavoro d’equipe. Non sono io a rappresentare il club, ora ci sono anche altre persone con cui condividere idee e progetti. Chi parlerà dopo le partite? Eravate abituati bene, non pensate ora di venire a disturbare me mentre mi reco al lavoro. Vi toccherà andare tutti a Giacarta (sorride, ndr)“.
In chiusura una battuta sugli striscioni esposti dalla Curva in occasione di Inter-Livorno, ultima partita di Moratti da presidente: “Quello che abbiamo visto non è piaciuto nè a me nè a mio padre. Sarebbe bastato un ‘grazie’, invece la Curva ha voluto aggiungere quelle parole in più che sanno di polemica. Se ci potrà essere un terzo Moratti alla guida dell’Inter in futuro? Non lo so, sinceramente non credo. E’ presto ed è una cosa a cui non penso. Non sono nemmeno sicuro che questo sia quello che la gente vuole”.
“Non lo so, sinceramente non credo. E’ presto, è una cosa cui non penso. E non sono neppure sicuro che è questo che la gente vuole…”.