Se la Croazia giocherà i Mondiali in Brasile la prossima estate è in parte merito di Mateo Kovacic. La giovane stella nerazzurra nella partita contro l’Islanda, finita 2-0 per la nazionale a scacchi bianco-rossi, è stata protagonista di una prova da manuale. Schierato sulla mediana nel 4-4-2 del suo coach Niko Kovac, al fianco del madridista Modric, Kovacic ha saputo gestire il pallone nei momenti più delicati del match, anche dopo che la sua squadra è rimasta in inferiorità numerica a causa dell’espulsione di Mandzukic. Tutto condito da un paio di galoppate palla al piede in stile Kakà dei tempi d’oro che hanno portato all’assist per il 2-0 e a un quasi-gol da favola.
Dopo alcuni mesi piuttosto incolore con la maglia nerazzurra, anche a causa di qualche fastidio muscolare accusato a inizio stagione e del conseguente scarso impiego da parte di Mazzarri, Kovacic ultimamente sembrava aver perso la giusta motivazione. Il suo ingresso in campo nel finale di partita contro il Livorno ha regalato all’Inter il gol del 2-0, con un assist bellissimo sfruttato alla perfezione da Nagatomo, ma in generale l’ex Dinamo Zagabria non appariva sicuramente contento del suo limitato spazio nelle gerarchie nerazzurre. E pensare che, se si vuole davvero scommettere sui giovani, Mateo sarebbe il giocatore perfetto: è un classe ’94, ha talento in quantità industriale, non ha paura di giocare partite impegnative e non perde mai il suo stile di gioco anche quando la pressione è alta.
Quella di ieri sera è stata una prova importante in questo senso. Giocare una gara di qualificazione ai Mondiali per un giovane è una sfida impegnativa e Kovacic non ha mostrato alcuna insicurezza. Il suo allenatore, conoscendo di che pasta è fatto, lo ha messo in campo dal primo minuto, sostituendolo solo dopo il 70′, quando il risultato era già consolidato. L’esatto contrario di quel che gli capita di solito nell’Inter, dove raramente Mateo ha la possibilità di giocare titolare, mentre spesso entra nel secondo tempo per dare freschezza e velocità alla manovra.
“Prima della partita abbiamo deciso di dimenticare i risultati negativi e di essere disposti anche a morire sul campo“, così ha commentato Kovacic al termine della partita ai microfoni di Hrt, la principale emittente radiotelevisva croata. “Alla fine è andata bene, abbiamo giocato una grande partita in 10 uomini per 35 minuti. Abbiamo dimostrato di meritarci il Brasile”. Parole importanti, da giocatore che si sente parte del progetto, quasi da leader. Un ruolo che all’Inter non può ancora ritagliarsi ma, dopo partite come questa, Mateo si sarà guadagnato di sicuro qualche chance in più.
Nelle prossime partite Mazzarri dovrà risolvere proprio il nodo dell’impiego del giovane croato. Nel suo 3-5-1-1 il mister toscano lo ha finora impiegato come trequartista dietro l’unica punta, riscuotendo risultati non molto convincenti. Molti sostengono che Mateo darebbe il meglio di sè giocando come interno di centrocampo, nel ruolo che oggi è occupato da Guarin. Di certo WM rinuncerebbe con fatica al colombiano e, visto l’impiego di Alvarez nel trio della mediana, forse per ora l’unico posto per Kovacic è quello di uomo di fantasia sulla trequarti. In ogni caso Mateo deve giocare: il suo talento, al di là degli equivoci tattici, è troppo cristallino per restare in panchina.