Solito appuntamento del mercoledì con InterNOS. Ospite di Roberto Monzani e Nagaja Beccalossi negli studi di Inter Channel è Samir Handanovic, che racconta alcune parentesi della sua carriera: “Entrare in campo è una sensazione bellissima per chi gioca a calcio e lo è ancora di più quando una partita inizia. Dovrebbero provarlo tutti per capire quello che si sente. Nelle partite più importanti, poi, è tutto amplificato. Il ruolo del portiere è delicato perchè bisogna stare concentrati anche quando la squadra attacca. Se ti arriva un solo pallone in tutta la partita, devi essere sempre pronto. Non tutti i match sono uguali e conta molto la preparazione. Lavoro con la mia filosofia, ma non è detto che la mia sia diversa da quella degli altri. La migliore per ognuno è quella che porta benefici in partita”.
“Tra le parate che ho fatto – prosegue l’estremo difensore sloveno – quella che mi è piaciuta di più è quella che ho fatto quattro o cinque anni fa in Udinese-Siena. E’ stato un riflesso ravvicinato. Cosa mi dicono i tifosi per strada? Ho sempre avuto un bel rapporto con il pubblico, ma credo che si debba sempre dimostrare qualcosa. In ogni caso non vivo a Milano e ci vado poco. I tifosi non mi incontrano spesso perchè esco pochissimo”.
A proposito degli obiettivi dell’Inter, Samir ammette: “Mi piacerebbe tornare in Champions ma dobbiamo avere calma e vedere che cosa succede. Dopo tanti anni che sono in Italia ho capito che non ci si deve sbilanciare. Secondo me stiamo andando benino, ma possiamo fare ancora meglio. Quello che conta è che stiamo crescendo, stiamo facendo una strada e bisogna vedere dove si arriva. Abbiamo lasciato qualche punto per strada, qualche squadra più esperta di noi forse li avrebbe presi“.
Giocare e riguardarsi, per Handanovic conta eccome: “Credo che rivedere le proprie prestazioni e correggersi sia fondamentale perchè la tecnica è andata avanti e solo così puoi rivedere certe posture del piede e del corpo. Se sono critico con me stesso? A volte sì, a volte devi vedere come stai fisicamente, se puoi fare una cosa o no. Poi è normale che l’autocritica c’è sempre, altrimenti vuol dire che non si migliora. E’ in questo modo che sono diventato così bravo sulle uscite basse? Sono le più difficili insieme a quelle alte. Se le vuoi fare devi rischiare perchè si rischia di sbagliare piede o la spinta e quindi sia di farti male che di fare fallo”.
Fonte: inter.it