Doveva essere il giorno di Thohir, all’esordio a San Siro nel primo timido tentativo di capire cosa significhi rappresentare i colori nerazzurri. Peccato che allo stadio abbia trovato persone che palesemente non l’hanno ancora capito. O meglio, una sola persona con un nome e un cognome: Walter Mazzarri.
Anni di onorata gavetta gli hanno dato il lustro e i meriti che gli hanno consentito di approdare all’ambitissima grande squadra che l’Inter è o almeno dovrebbe essere, ma la mentalità rimane quella da allenatore da provincia. Se l’Inter ha l’occasione di recuperare punti sulle dirette rivali affrontando in casa un’avversaria con valori da serie B, non può scendere in campo con una punta e sei centrocampisti.
Non può lasciare a marcire il talento di Kovacic, prima in panchina e poi in campo con una collocazione tattica che non può essere sua, per far posto ad un mediocre Taider e ad un Guarin che, nonostante il gol, è troppo spesso arruffone e sconclusionato. Non può, a un mese dal 2014, avere ancora in Cambiasso il suo uomo migliore e dipendere per novanta minuti da un quarantenne che, per quanto bionico, è fresco reduce da un infortunio al tendine d’achille. Non può rintanarsi nella propria metà campo a difendere un gol trovato solo grazie alla magia di un singolo. Non può essere sistematicamente incapace di sviluppare una qualsiasi trama offensiva.
Non può soprattutto perchè ci è stato raccontato per mesi che alcuni giocatori non trovavano spazio perché indietro nella comprensione dei meccanismi di gioco. Ci perdoni se siamo tardi, mister, ma noi fatichiamo a vederli, ancor prima che capirli. E’ sintomatico che la partita più noiosa dell’anno (ultimamente lo ripetiamo spesso, ma non è colpa nostra, le cose peggiorano di volta in volta) sia proprio Inter-Sampdoria, scontro che richiama alla mente partite scolpite nella leggenda della storia nerazzurra, dalla rimonta in sei minuti a un’eroica Inter che strappa un pari giocando in nove e con un Mourinho furioso a bordo campo. Provi a riguardare quelle partite, presidente. E capirà.
Ripensare oggi al fatto che lo scorso anno l’Inter, spesso schierata da Stramaccioni con tre punte (finchè le ha avute a disposizione…), fu accusata di essere provinciale fa sorridere. Ridateci quel provincialismo, ci stava bene.
Giovanni Cassese
(Twitter: @vannicassese)