Dopo la vittoria contro l’Islanda, decisiva per la qualificazione della Croazia al mondiale brasiliano, Mario Mandzukic incoronò via facebook un suo giovane compagno di squadra: “Zapamtite ovog igrača: Mateo Kovačić”.
Ricordatevi di questo giocatore: Mateo Kovacic.
Al termine di Bologna-Inter, sollecitato in sala stampa sul limitato utilizzo del talento croato a dispetto delle sue ottime prestazioni in nazionale, Mazzarri replicò stizzito: “Kovacic gioca bene in nazionale perchè affronta giocatori della sua età”.
Un semplice ragionamento deduttivo ci porta a concludere che il tecnico di San Vincenzo non abbia ancora cliccato “mi piace” sulla pagina fan del centravanti del Bayern Monaco e che, cosa più grave, ignori completamente lo status internazionale di un proprio calciatore.
Che Kovacic sia, insieme ad Alvarez, il centrocampista più talentuoso della rosa dell’Inter è un dato oggettivo, che anche Massimo Mauro confermerebbe.
Ebbene, in tre mesi di stagione, in un Inter costantemente schierata col 3-6-1 (anche in casa contro Sampdoria, Livorno e Verona), Mateo ha trovato spazio dall’inizio solo in tre occasioni (a Catania, a Bergamo e a Trieste contro il Cagliari, ndr). Il resto è rappresentato da spezzoni di partita in cui è stato impiegato prevalentemente in un ruolo che non è in grado di ricoprire, quello di mezzala.
La questione della posizione in campo è essenziale per tentare di comprendere le ragioni di un ostracismo così palese e di un rendimento così mediocre.
Kovacic è un regista. E’ un giocatore che ha bisogno di stare al centro del gioco, che deve toccare un gran numero di palloni per entrare in ritmo e produrre il suo calcio.
Non ha le capacità fisiche e i tempi di inserimento che si richiedono a una mezzala. D’altronde nessuno si sognerebbe di chiedere a Pirlo o a Verratti di giocare decentrati e di attaccare lo spazio.
Kovacic appartiene a quella categoria. Per sfruttare le sue caratteristiche è necessario costruirgli la squadra attorno, dargli le chiavi del centrocampo e consentirgli di guidare la ciurma.
E qui arriviamo alla collisione con la cultura calcistica di Mazzarri, che non contempla minimamente la possibilità di avvalersi di un regista che mal si concilia col suo calcio sparagnino e speculativo.
Cigarini fu costretto a lasciare Napoli perchè Mazzarri gli preferiva il carneade Pazienza, tanto per chiarire il concetto. E se alle caratteristiche tecniche aggiungiamo la carta d’identità (6 maggio 1994, ndr) la vicenda diventa ancora più complessa; perchè “coi giovani si lotta per la salvezza“ (WM, 2012 ).
In un contesto simile, quindi, Mateo è destinato a far fatica, ma questo non deve indurre la società e i tifosi a ridimensionare il suo valore.
Zapamtite ovog igrača: Mateo Kovačić, un patrimonio dell’Inter.
This post was last modified on 8 Dicembre 2013 - 16:13