Ospite d’eccezione durante il convegno “Contro la violenza. Riportare il calcio a misura d’uomo”, Javier Zanetti ha presentato il suo libro “Giocare da uomo” e ha risposto alle domande di Gianni Riotta, il giornalista che ha firmato la sua biografia: “E’ un grande onore essere qui – ha spiegato il capitano –. Per me il lavoro è tutto, sono stati i miei genitori a trasmettermi quesa cultura. Vederli lavorare dalle 6 del mattino mi ha fatto capire tante cose e questo tipo di educazione mi è servita da calciatore e, soprattutto, nella vita. Al di là di vittorie e sconfitte, la miglior medicina è il lavoro. Bisogna saper riconoscere i propri errori per crescere”.
Pupi, poi, è tornato sul retroscena rivelato nel libro riguardante la semifinale di Champions con il Barcellona, quando – al trentesimo del primo tempo – cercò di fare forza ad Eto’o dicendogli che mancava poco alla fine: “E’ stata una partita complicata per l’espulsione di Motta. La sofferenza dei tifosi era la stessa che si sentiva in campo. Sono stati novanta minuti interminabili. Eto’o in quell’occasione ha fatto più il difensore che l’attaccante. Non aveva capito che parlavo del primo tempo (sorride, ndr). Sapevamo che avevamo di fronte una grandissima squadra ma ha prevalso la nostra voglia di arrivare in finale. Il triplice fischio ci ha reglato un’emozione immensa”.
In chiusura si parla del futuro dell’Inter, con Zanetti che cerca di rincuorare tutto l’ambiente dopo il terzo pareggio consecutivo: “Io sono molto fiducioso, credo che si stia affrontando un percorso nuovo. Il cammino è lungo e dobbiamo migliorare molto, ma ho grande stima nei confronti di Mazzarri e del nuovo gruppo che sta nascendo“.