“Anche gli arbitri possono sbagliare e, alla fine della stagione, favori e sfavori si compensano”. E’ questa il leit motiv con cui opinionisti e addetti ai lavori provano continuamente a convincerci che, in fondo, la classe arbitrale rappresenta solo una componente del gioco, ininfluente ai fini del risultato.
Difficile, però, che questo discorso possa soddisfare l’Inter, ancora alla ricerca del suo primo rigore in campionato. Eppure di episodi che avrebbero potuto spingere i direttori di gara a fischiare un penalty in favore dei nerazzurri ce ne sono stati parecchi: pur tralasciando le situazioni “dubbie” (come la trattenuta di Yepes su Samuel in Atalanta-Inter o il fallo di Luci su Palacio in Inter-Livorno), nell’ultimo mese sono ben quattro (uno per partita) gli episodi netti che avrebbero dovuto permettere alla squadra di Mazzarri di presentarsi dal dischetto:
16^GIORNATA – NAPOLI vs INTER: spinta di Maggio su Palacio
17^GIORNATA – INTER vs MILAN: fallo di Zapata su Palacio
18^GIORNATA – LAZIO vs INTER: trattenuta di Dias su Rolando
19^GIORNATA – INTER vs CHIEVO: fallo di Cesar su Botta
A questi andrebbero aggiunti i due rigori negati nella partita di Tim Cup contro l’Udinese: trattenuta di Domizzi su Milito e fallo di mano di Widmer. Senza dimenticare altri episodi che hanno penalizzato la squadra, come il gol annullato a Nagatomo in Inter-Chievo, la mancata seconda ammonizione di Lichtsteiner in Inter-Juventus e di Dias in Lazio-Inter o il rigore concesso alla Roma per un fallo commesso fuori area su Gervinho.
Lungi da noi giustificare il rendimento insoddisfacente dell’Inter con questi errori, ma è inevitabile sottolineare come tutte queste sviste abbiano tolto punti fondamentali alla squadra nella rincorsa all’Europa. Nessuno pretende infallibilità da parte della classe arbitrale, ma se ogni episodio dubbio si trasforma in un fischio a sfavore dell’Inter, almeno non ci si prenda in giro con la favola della “compensazione”.