Siamo giunti al fatidico giro di boa: dopo aver circumnavigato l’ostacolo galleggiante, sarà interessante capire chi, con il vento in poppa, sarà in grado di avvantaggiarsi sui concorrenti e di tagliare per primo il traguardo.
Si ricomincia da Genoa-Inter, un malinconico tuffo nel passato per Gian Piero Gasperini, guidato da un’ardente voglia di rivalsa. Era il 21 settembre 2011 e, dopo un inizio fallimentare, culminato con l’inaspettata sconfitta sul campo del Novara, il tecnico di Grugliasco venne esonerato dalla società di Corso Vittorio Emanuele. Un’esperienza tribolata a Palermo e, infine, il “ritorno a casa”.
Tanto è cambiato dalla prima partita del girone d’andata. Allora l’Inter si impose per 2-0, sfruttando cinicamente i pochi sussulti di una sfida tutt’altro che entusiasmante e illudendo i propri tifosi che la musica fosse davvero cambiata rispetto all’annata precedente. Condottiero di quel Genoa era Fabio Liverani che, nonostante un passato da fine geometra del centrocampo, non è mai riuscito a trovare la quadratura del cerchio. Sei partite, quattro punti, la vittoria nel derby della Lanterna e il benservito rilasciato dal vulcanico e impaziente Enrico Preziosi: questo il resoconto della sua breve avventura rossoblu.
Cinque vittorie (soltanto una conquistata fuori le mura amiche, ndr), quattro pareggi e altrettante sconfitte, invece, per il “vecchio” nuovo allenatore del Grifone: un ruolino di marcia che vale il decimo posto in classifica e un obiettivo finale ben lontano dai fasti passati e dal quarto piazzamento conquistato, nella stagione 2008/2009, proprio con Gasperini in panchina.
Cambia il tecnico, cambiano modulo ed atteggiamento tattico. Sotto la guida di Liverani, è stato repentino il passaggio che ha portato dal 4-3-2-1 schierato in occasione delle prime due partite stagionali ad un più cauto 3-5-2 preferito nelle restanti apparizioni. Il mister piemontese, dal canto suo, è solito affidarsi al 3-4-3, marchio di fabbrica e costante invariabile della propria carriera. Simbolo dell’inversione di rotta Francesco Lodi, ritornato a Catania dopo esser stato bruscamente declassato dallo stato di pedina inamovibile a quello di pedone sacrificabile.
Altre cose, invece, sono rimaste invariate. La squadra ligure continua a ruotare attorno alle prestazioni e ai gol di Gilardino (autore di otto reti ndr) e alla spinta propulsiva assicurata da Antonelli e Vrsaljko sulle corsie laterali. Il volto nuovo è Adilson Tavares Varela, in arte Cabral: il centrocampista svizzero, dopo le esperienze con Basilea e Sunderland, ha ceduto alla corte della società di Preziosi che lo ha prelevato dagli inglesi con la formula del prestito con diritto di riscatto. Il nuovo mediano rossoblu ha già esordito nella sonora sconfitta dell’Olimpico e il suo compito sarà quello di non far sentire troppo la mancanza di Juraj Kucka, fermo ai box per la rottura del legamento crociato. Per la prossima sfida con i nerazzurri, certo è il ritorno del bomber biellese, assente per squalifica nel precedente impegno; verso il recupero Portanova, roccioso pilastro della retroguardia agli ordini di Gasperini.
Stabilità e chiarezza di idee, questo è ciò che manca in quel di Genova ed è quanto richiesto a gran voce dai tifosi del Grifone. Un via vai continuo di giocatori, allenatori, direttori sportivi e due stagioni vissute a lottare per la permanenza nella massima serie mal si adattano alla storia del club più antico d’Italia.
Da sempre amici sul mercato, nemici domenica pomeriggio sul campo da gioco: Genoa e Inter alla ricerca della gloria perduta.