L’indimenticabile notte di Madrid rappresenta per gli interisti il coronamento di un sogno. Non di un’ossessione, per dirla alla Mourinho. La formazione scesa in campo per affrontare i campioni di Germania del Bayern Monaco è destinata a vivere in eterno, stampata nella memoria di ogni tifoso nerazzurro e ripetuta come fosse una filastrocca, allo stesso modo dell’undici titolare capitanato da Herrera ai tempi della Grande Inter.
Quel 22 Maggio 2010, al Bernabeu, c’era anche Cristian Chivu. Al difensore rumeno fu assegnato il compito di presidiare la fascia di sua competenza, quella sinistra, proteggendola dai pericolosi e ripetuti attacchi di Robben, faro della manovra offensiva tedesca.
Da quella notte sono passati tre anni e otto mesi e tante cose sono cambiate. Le epiche vittorie si sono trasformate in sconfitte clamorose e la maggior parte degli eroi del Triplete non veste più la casacca della Beneamata: c’è chi se ne è andato per scelta propria e chi per volere della società. Chivu, invece, è ancora un giocatore dell’Inter, nonostante non calchi il rettangolo di gioco dallo scorso maggio.
La prossima settimana il difensore dovrà ritornare a Miami. Non di certo un viaggio di piacere, ma l’unico modo per guarire definitivamente dai propri problemi fisici. Il giocatore finirà, infatti, sotto i ferri un’altra volta e verrà sottoposto ad una procedura innovativa finalizzata alla ricostruzione dei legamenti del dito del piede.
L’obiettivo prefissato non è quello di tornare in campo, ormai meta irraggiungibile (più probabile un ruolo di spicco nella federcalcio rumena ndr), ma quello di riprendere a camminare normalmente e uscire definitivamente da questo lungo calvario. Poi sarà l’ora dei ringraziamenti e del commiato alla maglia nerazzurra, con la quale Chivu ha conquistato l’Europa fino a salire sul tetto del mondo.