I ritorni di Samuel e Icardi, il gol ritrovato da Palacio, Hernanes già leader del centrocampo e, soprattutto, la prima vittoria esterna del 2014 nell’ostico palcoscenico dell’Artemio Franchi di Firenze sono alcune delle note positive emerse dall’anticipo della 24^giornata tra Inter e Fiorentina. A queste, però, fa da contraltare la prova poco convincente di Diego Milito.
L’attaccante argentino, uscito dopo un’ora di gioco per far posto al collega di reparto (risultato poi decisivo), è apparso ancora in ritardo di condizione dimostrando poca lucidità e freddezza sotto porta: pur muovendosi bene fra le maglie viola, il Principe non è riuscito a finalizzare le nitide occasioni concesse dalla retroguardia avversaria, penalizzato da una brillantezza e da una rapidità che ormai non sono minimamente paragonabili a quelle dei tempi migliori.
Mazzarri ha giustificato la sua scelta di puntare su di lui spiegando che neanche Icardi ha molti minuti nelle gambe. A questo punto, però, è normale chiedersi se abbia senso continuare a insistere su un 34enne nella fase calante della propria carriera (e destinato, con ogni probabilità, a lasciare l’Inter a fine stagione) a discapito di un giovane talento che ha tutte le carte in regola per diventare il punto di riferimento dell’attacco nerazzurro del futuro.
La riconoscenza per l’eroe del Triplete sarà sempre infinita, ma l’Inter non può permettersi di vivere nel passato e, attraversando un presente difficile, ha come unica speranza per il futuro quella di investire con pazienza e fiducia nei suoi giovani. Maurito è l’emblema di un passaggio di consegne inevitabile e Mazzarri ha il dovere di lavorare su di lui. Perchè, in fondo, l’unico modo per ritrovare il giusto ritmo è giocare partite ufficiali… e segnare.
Antonio Simone
This post was last modified on 18 Febbraio 2014 - 05:09