Intervenuto ai microfoni di Radio Montecarlo, Walter Mazzarri ha raccontato la sua prima esperienza bibliografica “Il meglio deve ancora venire”, scritto con l’ausilio di Alessandro Alciato. L’intervista è stata anche l’occasione per il mister toscano di parlare delle ultime due vittorie contro Sassuolo e Fiorentina: “Sto bene proprio perchè chi mi conosce sa che, quando la mia squadra vince, io sto bene. Al di là dei punti che abbiamo raccolto in queste due ultime partite credo che la cosa importante sia l’aver rivisto la squadra come giocava un po’ di tempo fa. E questo è l’importante. Quale può essere il meglio che deve ancora venire? In base alla mia carriera, anche se faccio questo mestiere da più di dodici anni, il senso del titolo significa che non mi sento ancora appagato, voglio fare ancoa di più. Voglio fare capire a tutti che sono ancora più motivato di prima e vorrei andare il più in alto possibile”.
Momenti indimenticabili vissuti da Mazzarri con Sampdoria e Napoli, strade di successi che l’allenatore ha deciso di interrompere: “Ritorniamo al discorso degli stimoli, quando sei in una piazza devi vedere se quella piazza ti segue. Poi ragioni con te stesso e prendi le tue decisioni, se sei nelle condizioni. Io comunque sono sempre stato soddisfatto. Scelta del titolo fatta quando ho saputo di venire all’Inter? C’erano tante possibilità, come Ligabue penso di essere anche io uno che ci mette tanto di suo, il carattere, quello che ha dentro. Poi è chiaro che anche venendo all’Inter…”.
In un’intervista al quotidiano “La Repubblica” si è scritto di Mazzarri come di un allenatore che si fa e si disfa da sè: “Credo che il giornalista che mi ha intervistato sia stato bravo a percepire il mio carattere, ma da qui deriva anche la mia crescita. Non ho bisogno di stimoli dall’esterno perchè io me li trovo da soli. Sono un carattere così, sempre abiatuato a combattere con me stesso”.
Sul cambio societario e sull’eventuale maggiore responsabilità arrivata sopra le spalle dell’allenatore nerazzurro: “Anche a Napoli era abituato a gestire la squadra con un gruppo ristretto di persone anche perchè i calciatori si fidano di me. Il fatto che Thohir sia lontano non lo vedo come un problema principale, anche perchè quando è stato necessario un suo intervento, è sempre arrivato. E’ chiaro che mi farebbe piacere parlarci di persona ogni giorno, ma una volta che sono condivise le linee guida non vedersi sempre non è un problema. Ci sono cose più importanti“.
Fonte: inter.it
This post was last modified on 19 Febbraio 2014 - 03:46