La buona prestazione offerta dall’Inter all’Olimpico di Roma contro la seconda forza del campionato ha parzialmente soddisfatto l’ambiente nerazzurro, vista la caratura dell’avversario, lasciando al contempo un po’ di amaro in bocca per non aver sfruttato diverse situazioni di gioco favorevoli e a causa delle abituali sviste arbitrali. La partita contro i capitolini, però, ha messo in evidenza una ritrovata solidità e l’accresciuta autostima della squadra di Mazzarri.
Una rosa che, con l’innesto di Hernanes e il recupero psico-fisico di Guarin, ha potuto drasticamente aumentare il proprio tasso tecnico e la fluidità di manovra, dimostrando partita dopo partita molta più sicurezza e serenità nel possesso palla già nel corso dello sviluppo primordiale dell’azione.
Un progetto in costruzione ed evoluzione al quale, però, non sembra essere stato invitato l’architetto Mateo Kovacic. Il fuoriclasse croato classe ’94 sta praticamente vivendo una stagione di stallo dopo essere riuscito a deliziare l’esigente pubblico di San Siro nel corso della precedente annata, quando l’ex tecnico Stramaccioni gli aveva consegnato le chiavi del centrocampo pochi giorni dopo il suo sbarco a Milano.
Sembrano passati secoli e, invece, tutto ciò accadeva meno di un anno fa. Con l’arrivo di Walter Mazzarri, ogni gerarchia è stata stravolta e il talento di Mateo è stato sacrificato dall’allenatore toscano, alla ricerca del tanto decantato equilibrio di squadra.
Con l’acclamato arrivo di Hernanes, lo spazio per il giovane croato si è ulteriormente ristretto. Ad oggi, infatti, la coppia di interni di centrocampo è formata dal Profeta e da Guarin, tasselli inamovibili della formazione interista. Alvarez e Taider sono pronti a prendere il loro posto in corso d’opera o a sostituirli nello scacchiere tattico in caso di loro defezione. Al centro della mediana, invece, Cambiasso e Kuzmanovic sono soliti contendersi un posto da titolare.
Le espressioni del tipo “il ragazzo deve disciplinarsi tatticamente” o “il giovane con il tempo si farà” non rendono giustizia alla classe e alla personalità di Mateo, talento ammirato da tanti club europei e resosi già protagonista tra le fila della nazionale croata, dove si è spesso visto al fianco dell’amico Modric.
La speranza del popolo interista è quella che la società, per il prossimo futuro, prenda in considerazione solo l’ipotesi del prestito secco per consentire al giocatore di mettersi in mostra ed evitare di perdere uno dei talenti più cristallini della recente storia nerazzurra.