Gli Usa lanciano l’allarme: i colpi di testa sono pericolosi. I calciatori rischiano…

“Importanti e significative lesioni localizzate in prossimità del lobo frontale”. Queste le parole della dottoressa Ann McKee dopo aver esaminato il cervello di Patrick Grange, giocatore di calcio semiprofessionista morto nel 2012 all’età di 29 anni dopo aver combattuto e perso la battaglia contro il morbo di Lou Gehrig, più conosciuto come SLA.

La morte di questo ragazzo ha fatto molto discutere negli Stati Uniti tanto che, forse per pura provocazione o per sensibilizzare l’opinione pubblica, si è acceso un dibattito riguardo la possibilità di vietare i colpi di testa almeno per i giovani calciatori.

Secondo la neuropatologa McKee le lesioni riportate dal lobo frontale di Grange sarebbero lesioni tipiche di sport molto più duri e violenti del calcio, come ad esempio football, rugby, hockey e pugilati. Secondo la tesi della dottoressa McKee questi danni potrebbero essere riconducibili ai continui colpi di testa, specialità del giocatore defunto e colpo che aveva allenato fin dall’età di tre anni.

Seppur non esistano ancora vere e proprie prove scientifiche il dibattito sembra accendersi sempre più soprattutto tra i genitori: vietare o non vietare i colpi di testa ai bambini?

 

Fonte: Calciomercato.com

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