Due immagini contrastanti, troppo per non creare scalpore. Da una parte, la sua espressione attonita, stemperata da un sorriso forzato per nascondere delusione e amarezza, mentre siede su una panchina che mal si adatta alle sue aspettative; dall’altra, una traiettoria che sembra disegnata da un geometra professionista, in occasione della partita tra la sua Croazia e la Svizzera. Niente squadretta e compasso, non ce n’è alcun bisogno quando si ha l’innata capacità di prendere le misure ad occhio e di elaborarle in un brevissimo lasso di tempo.
Si parla, ovviamente, di Mateo Kovacic. Considerato, dall’attuale allenatore dell’Inter, alla stregua di uno di quei pregiati pezzi d’antiquariato da conservare gelosamente e a cui concedere, ogni tanto, una energica spolverata, necessaria per recuperare la brillantezza e la lucentezza originaria. Più corretto sarebbe, invece, paragonarlo ad un prezioso gioiello, da sfoggiare fieramente e mostrare al mondo intero, facendo divampare l’invidia altrui.
Passiamo ad un’altra sequenza di fotogrammi discordanti. La prima immagine, scattata al minuto 60 di Lazio-Inter, racconta dell’avvicendamento con Kuzmanovic, partito titolare come tante altre volte. La preferenza e la fiducia costantemente accordata al serbo, a discapito del talento cristallino di Kovacic, è ancora oggetto di studio e discussione da parte della poco credibile troupe di Mistero. Altro che oggetti non identificati e cospirazioni governative. L’istantanea successiva, invece, è stata difficile da catturare, perchè il croato continuava a scappare dall’obiettivo: nella gara di qualificazione mondiale contro l’Islanda, il diciannovenne parte dal cerchio di centrocampo e solo una prodezza del portiere gli nega il gol, dopo aver saltato, uno dopo l’altro, i difensori avversari come fossero i paletti snodabili dello slalom e come se ai piedi avesse un paio di sci.
Si potrebbe, allora, giungere a formulare una stramba ipotesi circa l’efficacia dell’aria croata, magari pura e povera di scorie, sulle prestazioni del giocatore. Non è questa, ovviamente, una spiegazione plausibile e la prossima coppia di immagini lo testimonia. La prima si riferisce all’attuale stagione disputata dal centrocampista. Arrivati alla 26^ giornata, Kovacic è stato schierato nell’undici titolare in otto partite, se dovessimo considerare anche quella contro il Torino, in cui il giocatore è uscito dopo una manciata di minuti conseguentemente all’espulsione di Handanovic. La seconda è ambientata nell’annata 2012/2013: arrivato nel mercato di gennaio, l’ex Dinamo Zagabria si è meritato le chiavi del centrocampo, mettendosi in evidenza in uno degli scorci più desolanti della storia moderna interista, caratterizzato da una incontrastabile pochezza di mezzi e fortuna.
Altro che aria, risiedono nella fiducia e nella consapevolezza di sentirsi al centro di un progetto gli elementi in grado di superare le incongruenze dei fotogrammi analizzati, riportandoli ad unità. Come nel gioco in cui bisogna trovare le differenze tra le due vignette proposte: la soluzione del rompicapo, in questo caso, è a portata di mano.